Non si sa chi siederà a Palazzo Chigi e chi nei singoli ministeri. I partiti sono ancora alla ricerca di una soluzione, dietro la regia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che cerca di dipanare la matassa dopo il voto del 4 marzo. Intanto si sa già cosa dovrà fare il prossimo esecutivo per tenere in piedi la "baracca": una manovra economica da almeno 18,5 miliardi. Soldi necessari per evitare l'aumento dell'Iva, correggere i nostri conti pubblici e per far fronte a uscite già impegnate.
A fare i conti è uno studio della Cgia di Mestre, che stima come sia necessario recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l'aumento dell'Iva, altri 3,5 miliardi che l'Unione europea ci sta per chiedere ai fini del pareggio di bilancio, come previsto dal cosiddetto ''Six pack'' e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per ''coprire'' una serie di spese non differibili.
''Purtroppo l'entità di questa manovra stride in maniera evidente con le promesse elettorali avanzate nelle settimane scorse da coloro che oggi scalpitano per guidare il Paese - prosegue la Cgia -. Dopo l'ubriacatura che abbiamo subito leggendo gli effetti positivi dovuti all'applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero, sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil'', spiega il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo.
Nessun impatto sui conti a venire invece dal peggioramento dello 0,4% del nostro rapporto deficit/Pil, registrato nei giorni scorsi dall'Istat e ascrivibile al salvataggio pubblico delle due
banche venete e del Monte dei Paschi di Siena, in quanto, prosegue la Cgia, "è una misura una tantum relativa al 2017".
E cosa accadrebbe se non si dovessero trovare quei 12,4 miliardi di euro? Dal 1 gennaio 2019 l'aliquota Iva, attualmente al 10% salirebbe all'11,5% e quella del 22% passerebbe al 24,2%. Una vera e propria batosta per gli italiani. A consuntivo, però, denuncia ancora Cgia, dovrebbe esserci uno scostamento di 0,5 punti percentuali rispetto alla correzione richiesta, anche perché, annota ancora Cgia, è aumentata ancora la nostra spesa pubblica. Pertanto "l'Unione europea starebbe per chiederci una manovra correttiva da 3,5 miliardi di euro".
Entro fine anno, inoltre, bisogna trovare circa 2 miliardi di euro per il rinnovo del contratto di lavoro dei lavoratori statali, ulteriori 500 milioni di spese ''indifferibili'' e altri 140 milioni per evitare l'aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019.
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