Cgil: 200 persone licenziate a Lecce per colpa del Decreto Di Maio

Scaduti centinaia di contratti tra interinali ed agenzie di somministrazione che non sono stati rinnovati. Secondo le intenzioni di Di Maio il limite ai rinnovi dei contratti precari avrebbe dovuto incentivare il ricorso al tempo indeterminato, in realtà l’effetto ottenuto è stato opposto

Cgil: 200 persone licenziate a Lecce per colpa del Decreto Di Maio

Visto il periodo avranno pensato ad uno scherzo di Halloween i 200 lavoratori licenziati di Comdata, enorme call center di Lecce che risulta addirittura essere la più grande impresa della provincia salentina per numero di occupati. E invece il mancato rinnovo contrattuale per tutti questi dipendenti, come denunciato dalla Cgil, è triste realtà: il 31 ottobre scorso infatti, questi numerosi lavoratori hanno ricevuto la notizia del mancato rinnovo del contratto in somministrazione, in scadenza lo stesso giorno.

La Cgil ha lanciato l'allarme, individuando nel famoso Decreto Dignità del ministro Luigi Di Maio la responsabilità per questa scure che si è abbattuta su tantissime famiglie leccesi. Se nelle intenzioni di chi governa "il limite ai rinnovi dei contratti precari avrebbe dovuto incentivare il ricorso al tempo indeterminato, la realtà è ben diversa: in centinaia di dipendenti hanno di fatto perso il lavoro". La Cgil ha continuato poi a puntare il dito contro il provvedimento preso dal ministro del lavoro, per colpa del quale "molte aziende hanno deciso di non rinnovare i contratti in scadenza. In questo modo le imprese evitano aggravi contributivi".

Sabina Tondo, coordinatrice provinciale del Nidil Cgil Lecce, attacca duramente il Decreto Dignità: "I lavoratori che hanno maturato un’anzianità di oltre 12 mesi, specialmente chi aspirava ad una stabilizzazione frutto di anni di lavoro, sono stati traditi dal Decreto Di Maio. Nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori che hanno acquisito competenze nella propria attività e che dovranno ora reinventarsi, magari per l’ennesima volta. Un provvedimento come il Decreto Di Maio, che nelle intenzioni vuol combattere la precarietà, ha nei fatti espulso da ciclo produttivo centinaia di lavoratori salentini e probabilmente incentiverà il turnover nelle aziende. La norma andrebbe migliorata, per esempio obbligando le aziende che attingono dalle agenzie interinali a mantenere il personale nello stabilimento, senza ricominciare da capo ogni volta. Il Decreto Di Maio agisce come un coltello a doppia lama sui lavoratori interinali. Oltre al tetto legato alla durata dei contratti, infatti, su di loro incombe anche il limite fissato dal Decreto Di Maio al lavoro in somministrazione: "ll datore di lavoro ha l’obbligo di attenersi al limite del 30% di interinali sulla platea dei lavoratori dipendenti".

Questo costringe le aziende in cui in questi anni si è fatto un uso sregolato e quasi strutturale di interinali a “sfrondare”. E così dall’oggi al domani, i lavoratori interinali, praticamente ormai strutturati in tantissime nostre realtà produttive, si sono ritrovati ad essere lavoratori in eccesso", -conclude Tondo-.

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