La Cgil alza il tiro per difendere i fannulloni del reddito grillino. "Tagliare? È follia"

Landini attacca prima dell’incontro di Palazzo Chigi stasera

La Cgil alza il tiro per difendere i fannulloni del reddito grillino. "Tagliare? È follia"

«Se le notizie domani saranno confermate, l'idea che in un momento in cui aumentano le povertà si taglia il reddito di cittadinanza a noi sembra una follia». Alla vigilia della festa del primo maggio e soprattutto del Consiglio dei ministri in cui il governo porterà il decreto Lavoro, il leader della Cgil, Maurizio Landini, attacca. Soprattutto sulla misura cardine al centro dei provvedimenti del cdm: la sostituzione del reddito di cittadinanza grillino (che il centrodestra considera un fallimento, capace di produrre solo centinaia di migliaia di fannulloni) col nuovo assegno di inclusione.

Ma è anche la vigilia dell'incontro convocato tra governo e sindacati a Palazzo Chigi sulle norme che vuole varare il governo. Il leader della Cgil boccia tutto, non solo la stretta al sussidio: «Oggi - dice Landini - è il momento di investire sul lavoro, sulla solidarietà e soprattutto di andare a prendere i soldi dove sono, dove sono stati fatti i profitti, dove c'è l'evasione fiscale e non continuare a pensare che i lavoratori dipendenti e i pensionati sono i bancomat e pagano anche per quelli che evadono le tasse».

I segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl entreranno oggi alle 19 a Chigi per il confronto con la premier. Sul tavolo «i provvedimenti relativi al cuneo fiscale, al reddito di inclusione», che l'esecutivo porterà al consiglio dei ministri domani. Un decreto composto da oltre quaranta articoli. «Il provvedimento del governo ha da un lato un intervento sulla misura di inclusione attiva, però ci sono anche altri interventi che servono per rafforzare alcuni concetti, compreso quello dell'attenzione alla fase della formazione e dei momenti in cui c'è un contatto tra il mondo dell'istruzione e del lavoro», spiega la ministra del Lavoro, Marina Calderone.

Ma per Landini anche i «provvedimenti fatti in questi mesi per noi vanno nella direzione sbagliata. Ci sono tre temi: in Italia ci sono dei salari tra i più bassi in Europa, il fisco con il lavoro dipendente che paga di più della rendita immobiliare, la fuga dei giovani perché qui non ci sono condizioni accettabili. Io ancora devo trovarlo, giustamente, un giovane che mi dica che lui nel suo futuro vuole fare il precario. Non penso poi che la povertà si risolva ridicendo o cancellando il reddito di cittadinanza. Il metodo che il governo ha messo in campo non è accettabile».

Ma, già nei giorni scorsi, i sindacati avevano contestato problemi di metodo oltre che di merito. «Essere convocati quando il provvedimento è già preso immagino che sarà una informazione di quello che il governo ha già deciso», aveva detto subito il numero uno della Cgil. «Nonostante l'orario non abbiamo mai pensato di non presentarci. Siamo sempre pronti al confronto», aveva precisato invece il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri. Gli altri due segretari scelgono toni duri ma non di totale chiusura. «Vediamo un susseguirsi di bozze, che a volte smentiscono in maniera evidente i contenuti delle precedenti. Mi pare che la discussione vada avanti con cambiamenti repentini», dice Luigi Sbarra, Cisl. Per il leader della Uil Bombardieri «è bene che il governo parli di lavoro, mi spiace che per 6 mesi se ne sia dimenticato: ho sentito perfino qualche esponente del governo sbeffeggiare i giovani che il primo maggio saranno in piazza a festeggiare mentre loro lavorano, mi verrebbe da dire che con le loro retribuzioni è legittimo essere impegnati sempre».

Sul decreto ancora secondo Bombardieri «in base alle bozze che vediamo solleviamo due temi: i salari e la perdita del potere d'acquisto e poi la precarietà, se i giovani non hanno un posto di lavoro stabile è complicato possano pensare al futuro».

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