Cgil contro il merito a scuola. Ma solo così cresce il Paese

Rivolta degli assistenzialisti, dalla sinistra alla Cgil: "Schiaffo ai meno fortunati". Calenda sta col governo

Cgil contro il merito a scuola. Ma solo così cresce il Paese

Il merito nella scuola dà ai meno fortunati per nascita la possibilità di emergere e a chi proprio non ci riesce conviene ancora di più. Ma qui il punto vero è se le disuguaglianze tra gli studenti vadano annullate oppure colmate. Intervenire su chi è meno capace affinché non resti indietro è civiltà. Livellare tutti sull'ultimo è solo decadenza.

Una gioventù educata a ottenere per quanto merita è una futura società seria e produttiva. Al contrario, ragazzi abituati a ricevere perché ne hanno diritto cresceranno nell'aspettativa di un'assistenza.

In generale, un sistema meritocratico innesca un circolo virtuoso che stimola tutti a dare il massimo. All'opposto, chi può fare di più se non è valorizzato tende ad accontentarsi, perché non ne vale la pena, oppure sceglie di studiare dove le sue capacità e il suo impegno saranno premiati. Comunque sia, se la cava. Non sarà lui a pagare il prezzo del livellamento, ma proprio quello meno fortunato o meno capace.

La meritocrazia è selettiva. Il figlio del premio Nobel potrebbe rendere poco e il figlio del povero, anche messo in condizioni di apprendere, non sempre è il primo della classe. Se misurati, non tutti gli studenti saranno capaci di emergere allo stesso modo. Per alcuni questo è il limite della meritocrazia, che in verità non fa che mostrare una realtà antropologica: siamo diversi.

Allora, cos'è meglio fare? La filosofia corrente ha scelto di livellare verso il basso, per proteggere i meno bravi, ma a conti fatti li ha piuttosto penalizzati. Eh sì, perché sono proprio loro che hanno più da guadagnare da un sistema meritocratico. Quando ognuno è stimolato a dare il massimo si produce più ricchezza e così aumentano le opportunità per tutti. Il treno viaggia più veloce e anche chi sta nel vagone di coda ne beneficia. Contestare quest'immagine equivale a vedere la società spaccata in due: una parte laboriosa che produce per tutti e l'altra che vive di assistenza, in forme varie. Ma non funziona così. Se per dare ottimi servizi sociali ai meno fortunati non basta che una società sia ricca, per negarglieli è sufficiente che sia povera. Che poi, senza girarci attorno, è l'obiettivo cui la sinistra cerca faticosamente di portare, da decenni e con fatica, la nostra società. Tant'è che oggi Landini, leader della Cgil e vero ideologo della sinistra, non ha esitato a scagliarsi contro, affermando che «introdurre la parola merito rischia di essere uno schiaffo in faccia a tutti quelli che possono avere tantissimi meriti ma che partono da una condizione di diseguaglianza assoluta che non gli permette di utilizzare al meglio il loro merito».

Senza nascondersi, è vero che il figlio del ricco ha accesso a viaggi studio e altri stimoli che a vario titolo lo avvantaggiano. Ma un diploma immeritato basterà allo studente povero per colmare tale gap? Non sarà meglio offrirgli la migliore formazione possibile per dargli almeno la possibilità di dimostrare il suo valore? Secondo il leader di Azione, Carlo Calenda, «il merito è l'unico antidoto a una società classista o appiattita sull'ignoranza. Rifiutarne il principio è assurdo e antistorico. Come realizzarlo nel modo giusto è un dibattito difficile e interessante».

Ma è proprio il come a far salire sugli scudi il sindacato, a cui dei ragazzi non è mai importato nulla ma del personale scolastico sì. Valutare gli studenti è destabilizzante perché impone di misurare i docenti. Oggi quelli poco preparati, incapaci a insegnare e pure svogliati guadagnano quanto quelli preparati, bravi e volenterosi, i quali ovviamente sono demotivati a fare ancora meglio. I nostri ragazzi hanno diritto a molto di più. Se il governo farà seguire al titolo i fatti, vedremo i sindacati in corteo nelle città.

Il rischio è che gli studenti ci si infilino dentro, per spirito antagonista e per contrasto ideologico a questo governo.

Infine, una scuola del merito, semmai l'avremo, pretenderà che i suoi giudizi siano rispettati, non contestati. Genitori e TAR avvisati.

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