Quello che Casaleggio non dice su lobby e conflitto d'interesse

Il "guru" si sfoga e smentisce dieci accuse rivolte alla sua azienda da giornali ed ex 5S. Ma scorda di chiarire alcuni punti

Quello che Casaleggio non dice su lobby e conflitto d'interesse

Dieci "Falso". Dieci punti per smentire le accuse, i "fuochi d'artificio mediatici" che lo hanno tirato in mezzo durante l'approvazione della legge di bilancio. Davide Casaleggio chiude il 2019 con un lungo post al veleno contro i giornali, che - annuncia - porterà in tribunale. Ma praticamente in tutti i punti del suo elenco scorda qualcosa.

Il "guru" - incarico ereditato dal papà Gianroberto - assicura di non aver guadagnato nulla con il Movimento 5 Stelle "in Parlamento e al governo". Ed effettivamente è vero che nel 2007 la Casaleggio Associati guadagnava di più. Ma è anche vero che con l'arrivo a Palazzo Chigi il fatturato è tornato a salire e c'è stato un vero e proprio boom di clienti.

Nel secondo punto, Casaleggio sostiene che la sua azienda non collabora con il Movimento per far soldi, dal momento che non viene retribuito. Difficilmente dimostrabile sia questa affermazione che il contrario, ma di certo la vicinanza a un partito politico non può che portare lustro (e - appunto - clienti).

"Casaleggio Associati non ha mai fatto attivitá di lobbying, né attualmente lavora in ambito politico", sottolinea ancora rispondendo alle accuse di Elena Fattori - e non dei giornali -. Vero. Così come è vero che non c'è nessun obbligo di comunicare i nomi dei clienti di una società privata. Eppure la vicinanza a un partito politico, per di più al governo, rende questo dettaglio non proprio limpido.

Proprio come nel caso di Moby, protagonista dei punti successivi. "Nessun parlamentare o persona con incarichi governativi ha mai ricevuto pressioni di alcun tipo a favore di Moby (o per qualunque altro cliente di Casaleggio Associati) da parte mia o della mia azienda e qualunque parlamentare che si sia occupato di trasporti lo può confermare". Eppure, stando a quanto svelato dal Corriere, si parla chiaramente nel contratto di "sensibilizzare le istituzioni" sulla "limitazione dei benefici fiscali del Registro Internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari".

Però ammette di aver "messo a disposizione" gli studi che hanno portato alla nascita del dl innovazione. Lo avrà fatto pure "gratuitamente", ma non si può dire che non lo abbia quanto meno ispirato...

Poco da dire sulla questione dell'applicazione che avrebbe profilato i dati degli utenti del blog di Grillo: per Casaleggio non si tratta di un caso simile a Cambridge Analytica, ma di un software realizzato "secondo i principi di legge". A rivelare il retroscena a Linkiesta era stato Marco Canestrari, ex braccio destro di Gianroberto Casaleggio. Su questo punto la verità verrà probabilmente fuori dalle indagini per diffamazione, dal momento che Casaleggio ha querelato lo stesso Canestrari.

Nel suo lungo post, Casaleggio smentisce anche tutti i conflitti di interesse di cui è accusato, sostenendo di non essere parlamentare, né di avere incarichi di governo o poter votare o firmare leggi. Così come non ci sarebbero conflitti interni al M5S e in particolare con Beppe Grillo.

È vero che la Casaleggio Associati - in quanto Pmi - non riceve soldi dai parlamentari.

Che però versano i rimborsi all'associazione Rousseau di cui è presidente lo stesso Davide Casaleggio.

Eppure lo sfogo del guru lascia forse più punti interrogativi delle domande a cui voleva rispondere. E tra l'azienda di Casaleggio, l'associazione Rousseau e il Movimento 5 Stelle i confini restano sempre più sfumati.

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