Cherif, il criminale perfetto da trasformare in terrorista

Chekatt è di origini marocchine: 27 condanne a carico, radicalizzato in Germania. E non ha nulla da perdere

Cherif, il criminale perfetto  da trasformare in terrorista

D elinquente incallito fin da giovanissimo, asociale, radicalizzato in carcere, con un arsenale in casa e amici su Facebook che ostentano kalashnikov e inneggiano alla Palestina «vittoriosa». Questo è il primo profilo di Cherif Chekatt, che ha urlato «Allah o akbar», Dio è grande, sparando all'impazzata contro i passanti a Strasburgo. Francese di famiglia marocchina è nato nelle stessa città della strage 29 anni fa. Il papà, Abdelkarim è emigrato in Francia con la moglie Rouag Raoudja. «Gente onesta che lavora» sostengono gli amici. Chekatt abitava in un palazzo popolare dove su 31 campanelli, 13 riportano nomi arabi. I vicini lo descrivono come «un violento, asociale, che quasi non ti rivolgeva la parola». In casa gli hanno trovato una bomba a mano, un fucile calibro 12, quattro coltelli e diverse munizioni. Il terrorista in fuga è un delinquente abituale. Il procuratore antiterrorismo di Parigi, Remy Heitz, ha confermato che risultano 27 condanne a suo carico per reati compiuti in gran parte in Francia, ma pure in Germania e Svizzera. Le condanne riguardano soprattutto furti, violenze, estorsioni, tentate rapine e traffico di droga. Nel 2011 era stato condannato a due anni e sei mesi per aver aggredito un minorenne con un coccio di bottiglia durante una rissa. Gli investigatori lo definiscono «un criminale cronico fin dalla più giovane età». In Germania ha subito una delle ultime condanne per furto dal tribunale di Singen, nel Baden-Württemberg ed è stato espulso in Francia lo scorso anno.

Un «bersaglio» perfetto per i cattivi maestri della guerra santa. La radicalizzazione del pluripregiudicato è avvenuta in un carcere francese fra il 2013 e il 2015. Chekatt, una volta uscito di galera avrebbe cominciato a frequentare circoli islamici salafiti a Strasburgo. Dalla radicalizzazione dietro le sbarre era finito nel «dossier S», sugli elementi jihadisti pericolosi per la sicurezza dello Stato. Chekatt veniva seguito «in modo piuttosto attento», come ha riferito il vice ministro dell'Interno, Laurent Nunez precisando che «l'uomo incitava alla pratica della religione in una forma radicale, ma nulla permetteva di rilevare un passaggio all'azione nella vita quotidiana». Un «profilo ibrido» secondo l'antiterrorismo. Almeno un fratello del terrorista è un salafita. Ieri mattina, prima della strage, la polizia lo cercava in relazione a una rapina con tentato omicidio, legata a estorsione e contraffazione.

Secondo l'antiterrorismo non ha mai cercato di partire per la Siria, ma non si esclude che fosse in contatto con qualche volontario della guerra santa. Sulla sua pagina Facebook il terrorista ha solo 37 amici. Uno di questi, Boh Fantome, che potrebbe essere un nome di fantasia, è sparito dal social il 14 novembre dello scorso anno dopo aver postato una foto inquietante come copertina. Nell'immagine, forse è un selfie, si vede un kalashnikov in mezzo alle gambe.

Il terrorista ferito non può certo farsi curare in ospedale o comprare dei medicinali in farmacia, dopo che la sua foto segnaletica è stata resa pubblica. Nella fuga deve appoggiarsi ad una rete di amici o estremisti islamici come lui. Fra gli «amici» virtuali c'è anche un personaggio che si presenta come Omert Medelline sostenendo di vivere a Costanza, in Germania. Anche lui è sparito dai social dalla fine del 2017, ma come ultima copertina ha postato la sua foto con una carabina e la cupola della moschea Al Aqsa di Gerusalemme con la bandiera palestinese. Il post non lascia dubbi: «La Palestina vivrà e vincerà».

Sui 57 attentatori della guerra

santa, che dal 2014 hanno insanguinato l'Europa i marocchini sono 23, al primo posto. Molti nati in Francia o Belgio come gli attentatori di Parigi nel 2015 e Bruxelles. Adesso il 24mo terrorista legato al Marocco è Chekatt.

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