Chiara Petrolini e l'ipotesi trauma: "Stuprata da un amico due anni fa"

L'orrore potrebbe aver generato altro orrore. Le indagini in paese. Il nuovo scenario può portare a una perizia psichiatrica

Chiara Petrolini e l'ipotesi trauma: "Stuprata da un amico due anni fa"
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Non aveva parlato con il giudice, ma il suo avvocato aveva fatto intendere che mancassero molti pezzi alla tragedia di Traversetolo e che la vicenda fosse tutt'altro che chiusa. Storia di Chiara Petrolini che, ieri, ha deciso di far trapelare che, prima di quelle due gravidanze indesiderate, ma non interrotte, prima di quei due bimbi attesi e poi uccisi, ci sarebbe stato un altro capitolo all'orrore della sua gioventù. La studentessa di Traversetolo sarebbe stata violentata oltre due anni fa, prima di restare incinta la prima volta, prima di seppellire il primo bimbo sotto la siepe. Questa volta il suo partner, Samuel, padre negato, non c'entra. O meglio, anche stavolta, non avrebbe saputo nulla. Ignaro di quel dolore, inconsapevole di quei due bimbi che non avrebbe mai conosciuto. La notizia trapela dalle pagine di Repubblica ma per ora non trova conferma, nemmeno nelle parole dell'avvocato difensore della 21enne, Nicola Tria, di Reggio Emilia, che resta granitico: «Non confermo e non smentisco: chiamatemi pure, è il vostro lavoro, ma non tradisco il proposito di restare in silenzio». Questa la risposta fotocopia ai cronisti per un caso che è tutt'altro che chiuso.

Per Petrolini uno stupro, una violenza, potrebbe significare un accenno di strategia difensiva che poi conduca verso una perizia psichiatrica: una gioventù lacerata da un dolore così grande potrebbe aver generato altro orrore? Forse, anche se è di tutta evidenza che i due fatti, quand'anche confermato l'abuso, resterebbero distinti. Chiara avrebbe fatto un nome, qualcuno in paese lo avrebbe fatto arrivare alle orecchie degli inquirenti che ora indagano, per escludere o approfondire. Petrolini non avrebbe, però, denunciato, preferendo anche in quel caso il silenzio, quasi, la rimozione di ogni evento che fosse andato oltre quanto programmato nella sua giovane vita. Una querela così tardiva, e non entro l'anno dai fatti, resterebbe nei cassetti dei tribunali. L'avvocato si lascia solo sfuggire che questa nuova sconcertante notizia non sarebbe uscita da lui. In Paese il parroco, don Giancarlo Reverberi, aveva fissato una veglia di preghiera fra qualche settimana, con l'obiettivo di ricompattare la comunità, la gente è semmai ancora più divisa. «Chi sa, parli» continua a chiedere il sindaco che smentisce si sapesse della violenza subita in passato.

Già, ma che cosa avrebbe dovuto dire? Sono voci attendibili, o rumors per buttare benzina su un fuoco già crepitante fra maldicenze e reticenza? Gli inquirenti proveranno ad approfondire, tornando di nuovo ad investigare la cerchia più vicina dei familiari, che, anche in questo caso non si sarebbero accorti di nulla.

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