Solamente meno di mezz'ora per decidere di non parlare, di avvalersi della facoltà di non rispondere. Di non chiarire, nemmeno stavolta, davanti al giudice, perché seppellire in giardino due figli in 15 mesi le debba essere apparsa l'unica scelta possibile nel 2024. Chiara Petrolini - jeans, occhiali scuri e fogli bianchi tenuti, quasi ingenuamente, dalla parte sbagliata rispetto alla curiosità delle telecamere - non sembra più di quello che dovrebbe essere: una 21enne come tante. E, invece, su di lei, moderna Medea delle colline parmensi, pendono le accuse di omicidio volontario aggravato da premeditazione e parentela, e doppia soppressione di cadavere.
Erano i suoi i figli, nati e lasciati morire il 14 maggio 2023 e il 7 agosto scorso. Il tribunale di Parma ha confermato i domiciliari per la ragazza. Procura ed Ordine dei giornalisti litigano, da giorni, sul diritto di cronaca e sugli alti principi del segreto di indagine. Toni inediti ed aspri per un caso che ha spaccato un paese e violato la tranquillità di questa provincia e delle nostre coscienze. Scavando negli archivi si trova, con orrore, un precedente: 40 anni fa e 40 km a nord di Parma, un'altra mamma giovanissima, dopo il primo figlio, ne partorì e uccise altri tre, nascondendoli in una credenza e in due pentole a pressione. Non parlò mai con i giudici, non fu dichiarata incapace di intendere e volere e godette pure di un'amnistia. A Traversetolo non c'è più voglia di parlare, in attesa che questa è l'impressione lo faccia chi abbia davvero qualcosa da dire. Perché, come ha ammesso lo stesso difensore di Chiara: «Ci sono ancora diverse cose da analizzare».
Il sindaco Simone Dall'Orto ha dovuto cancellare anche l'idea di organizzare una fiaccolata in memoria dei due bimbi. Troppa tensione. Si faranno, semmai, i funerali: così desidera Samuel, padre negato che chiede rispetto. Anche lui non si sarebbe accorto di nulla in 4 anni di vita con Chiara, fino all'ultima notte insieme, dopo il parto, con il loro secondo figlio avvolto in un asciugamano giallo, abbandonato sotto pochi centimetri di terra. «Speravamo parlasse, ma immaginavamo non l'avrebbe fatto», il commento laconico di Sonia, mamma di Samuel e nonna mancata riassume il senso di un paese diviso. «Non escludo che Chiara possa sottoporsi a nuovi interrogatori: questa è una scelta tecnica», aggiunge Nicola Tria che torna a chiedere silenzio per una famiglia «provata ed addolorata». Ma anche incredibilmente indifferente o distratta rispetto alle scelte di una figlia.
Ora la vicenda si sposta nelle aule dei tribunali: sarà richiesta una perizia psichiatrica? Le indagini proveranno a chiarire se anche il primo bimbo sia nato e morto dissanguato come il secondo e soprattutto se qualcuno possa aver aiutato Chiara anche solo fornendole medicinali per indurre il parto e per smaltire le conseguenze del parto a partire dalla montata lattea. Lei non parla e risale in auto: i ricci le si scompongono sul maglioncino poggiato sulle spalle. Torna a casa, a quella vita che le resta, dopo averla negata ai suoi figli.
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