Le chiavi, l'auto, le bugie. Secondo i magistrati Veronica ha ucciso così

Il Gip: è entrata in casa dal garage e ha strozzato Loris. Tre dettagli identificano l'auto al Mulino. Il marito: "Se ci sono prove, non le starò accanto"

L'arresto di Veronica Panarello
L'arresto di Veronica Panarello

Ragusa - «Non ho ucciso Loris». Non fa che ripeterlo Veronica Panarello, la mamma del piccolo strangolato e gettato in un canale a Santa Croce Camerina. Sin da quando la Procura di Ragusa ha sospettato di lei. E ora che il gip ha disposto che resti in cella a Catania, se ne sta rannicchiata in cella dormendo senza svestirsi. Ripetendo: «Voglio andare al funerale di mio figlio». Dice sentirsi vittima di un attacco mediatico. Ma il Gip ha pochi dubbi sulla solidità delle accuse. Dall'ordinanza di arresto (107 pagine) emerge la ricostruzione del delitto, secondo l'accusa.

La scuola e le bugie

Veronica, letta l'ordinanza, «ha ribadito di avere portato il figlio a scuola», dice il legale. Contesta pure che la vettura che passa vicino al Mulino Vecchio sia la sua. Eppure gli inquirenti riconoscono la Polo da tre segni: la vernice screpolata e scolorita sul tetto, il tagliando assicurativo in alto a sinistra del parabrezza, i deflettori sui finestrini. Per il gip «ha senz'altro mentito sulle fondamentali circostanze di avere accompagnato Loris e di essere transitata alle 9.30 sul posto dove è stato rinvenuto il cadavere, senza fornire alcuna spiegazione verosimile rispetto alle oggettive risultanze delle riprese». E rincara: «È ragionevole ritenere che una madre, di fronte alla tragica situazione di un figlio di 8 anni ucciso in un modo così brutale, si rifiuti ostinatamente di raccontare la verità su fatti decisivi solo in quanto è lei stessa la responsabile del delitto». Il curriculum di vecchie bugie di Veronica non la aiuta. Ha negato il secondo tentato suicidio, attestato da un verbale dei carabinieri, addebitandolo a bugie della mamma. E mente pure sul Mulino Vecchio che conosce dall'infanzia.

La tragica mattina

Il Gip è certo: Loris non va a scuola. Alle 8.30 una telecamera riprende un adulto e due bambini uscire dal portone di casa Stival. Veronica, Loris e il fratellino attraversano la strada. Loris torna indietro ed entra a casa.

Il percorso

Alle 8.33 Veronica passa sulla strada poderale verso il Mulino Vecchio. Poi torna indietro. Alle 8.43 lascia il figlio più piccolo in ludoteca. È davanti casa alle 8.47.

Le chiavi

Veronica non ha le chiavi del garage, dove quella mattina, rompendo la consuetudine, mette l'auto. Così entra dal portone e poi apre dall'interno. In un'intercettazione ambientale il marito ricostruisce quanto potrebbe essere accaduto. «Veronica gli ha dato le chiavi che erano in macchina. Se n'è salito. Infatti, quando lei doveva entrare nel garage non aveva le chiavi». E per la prima volta risponde alla moglie che gli chiede di starle accanto. «Se ci saranno le prove non lo farò».

I 36 minuti in casa

È in questa mezz'ora che per l'accusa la donna ha stretto i polsi di Loris con le fascette strangolandolo con la stessa «arma». Poi ha tagliato le fascette con una forbice, ha rivestito il bimbo che morendo potrebbe essersi sporcato e l'ha messo in auto. La forbice era nella stanza di Loris.

Il corpo gettato via

Loris viene buttato in un canale. Alle 9.25 la Polo svolta nella strada del Mulino. Impiega 11 minuti per un tragitto che ne richiede 5 e mezzo. Per la Procura la mamma si libera del cadavere.

Le intercettazioni

L'accusa nota che gli Stival stessi non credono a Veronica. «Aveva Loris dentro la macchina e non sapeva dove c…... doveva buttarlo il bambino», dice nonno Andrea.

Le fascette

Quelle trovate in casa sono compatibili con l'arma del delitto. Veronica, secondo l'accusa, le diede alle maestre per sbarazzarsene.

Gli slip e il depistaggio

Loris era senza slip. Uno è stato trovato vicino scuola. Sarebbe un depistaggio. L'esito degli esami istologici del dott. Iuvara ha escluso tracce anche labili, recenti o risalenti, di abuso sessuale.

I 4 punti

Gli inquirenti riassumono le prove in 4 punti: 1) le telecamere mostrano il doppio passaggio della Polo vicino al luogo del rinvenimento di Loris in un arco temporale compatibile con l'ora del decesso; 2) L'inconciliabilità delle obiettive risultanze con la versione di Veronica; 3) La compatibilità delle fascette e il modo anomalo di liberarsene 4); Il fragile quadro psicologico di Veronica non disgiunto da un vissuto di profondo disagio nei rapporti con la famiglia d'origine quale possibile concausa - secondo il procuratore Petralia e il sostituto Rota - della determinazione omicida.

Il movente e la sorella

Per il gip l'assenza del movente non è rilevante in un processo indiziario e, poi, non si eslcude che possa saltare fuori nel prosieguo delle indagini. Una spiegazione la accenna la sorella parlando con la mamma: «Che ne so perché l'ha ucciso. Ho l'impressione perché somiglia a me. Mi odia così tanto questa disgraziata». Il gip mette in evidenza piuttosto la circostanza aggravante che rileva in chi commette il reato una «condotta particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità di patimenti cagionati alla vittima con un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e priva del più elementare senso d'umana pietà».

Veronica resta in carcere perché c'è pericolo di fuga e per «il concreto pericolo» che possa uccidersi o reiterare il crimine, dal momento che i reati di cui è accusata «denotano un'indole violenta e l'incapacità di controllare gli impulsi omicidiari».

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