Chiede un aiuto e la violenta. "È uno stupratore seriale"

Vittima una 26enne che l'8 maggio aspettava il bus. Arrestato Simone Borgese: lo stesso giorno del 2015 aggredì una tassista

Chiede un aiuto e la violenta. "È uno stupratore seriale"
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Chiede un'informazione, la fa salire in auto e la violenta. È accaduto l'8 maggio, esattamente lo stesso giorno di nove anni fa quando a subire la violenza fu una tassista 43enne. L'uomo, Simone Borgese, 39 anni, è stato arrestato in poche ore dalla polizia. Decisivo il riconoscimento della vittima, una studentessa di 26 anni.

Non ha avuto un attimo di esitazione, Anna, chiamiamola così, nel rivedere il volto del suo stupratore. Un giovane dai tratti ben riconoscibili, all'apparenza una persona a modo. Borgese, invece, è recidivo. Uno stupratore seriale per la Procura di Roma, che ha convalidato il fermo. Una condanna a sette anni e sei mesi di reclusione, nel 2015, per violenza carnale e rapina, e Borgese torna in libertà nel 2021 grazie alla buona condotta. Esattamente 9 anni dopo il primo episodio Borgese si avvicina a una ragazza alla fermata del bus in via della Magliana. Sembra in difficoltà, deve raggiungere il Raccordo Anulare ma ha lo smartphone scarico. La giovane cerca le indicazioni sul suo navigatore, l'uomo fatica a memorizzarle. Almeno è quello che le fa credere, tanto da convincerla a salire a bordo per aiutarlo a trovare la strada. A un certo punto le prende il cellulare: «Posso fare una chiamata?». Arrivati in una zona isolata la violenta per poi scaricarla, in lacrime, nella zona di villa Bonelli. Anche in questo caso la vittima non ha dubbi e lo riconosce fra centinaia di foto segnaletiche. Agli agenti basta poco per trovare i riscontri giusti seguendo il percorso indicato attraverso le telecamere di sorveglianza. «Io continuavo a dirgli nella tua macchina non salgo. E lui ha iniziato a farmi sentire in colpa perché non lo stavo aiutando», ha raccontato agli investigatori la studentessa. In attesa dell'interrogatorio di garanzia, nonostante il gip abbia riconosciuto in lui la mancanza di controllo e freni inibitori, Borgese finisce ai domiciliari. Non si esclude affatto la possibilità che il 39enne abbia colpito altre volte dal 2021.

«Deve pagare, anche se Simone è vittima di un padre violento, un alcolizzato, dal quale sono fuggita, stanca dei maltrattamenti, 10 anni fa», il commento della madre al tempo della prima violenza. Borgese, volto noto del piccolo schermo come concorrente del programma Avanti un altro! di Bonolis, si difende parlando di un «raptus che mi ha rovinato la vita».

Accade tutto alla periferia romana, l'8 maggio, appunto, di 9 anni fa. Sono le 8 del mattino e Borgese, sposato e con una figlia piccola, decide di andare a trovare il nonno che vive alla Piana del Sole, tra Fiumicino e Maccarese. Chiama un taxi che attende davanti l'Hotel Ergife, sull'Aurelia. La destinazione è via della Piscina Gagliarda. Non la raggiungeranno mai: arrivati su uno stradone interrotto, vicino l'A12, Borgese estrae un coltello e, puntandolo alla gola della tassista, la costringe a fare sesso orale. Non contento, le sferra un pugno, apre la portiera e fugge. Non prima di averle sfilato il portafogli. A riconoscerlo è un collega della donna. «Sì, è lui. L'ho avuto come cliente qualche giorno fa. Ho ancora il suo numero di telefono». Testimonianza chiave per gli uomini della squadra mobile che incrociano i dati di telecamere e cellulare. In questura Borgese crolla: «Sono stato io.

Non avevo i soldi per pagare la corsa ho avuto un raptus».

Quando viene diffusa la sua foto, un'altra vittima lo riconosce, una diciassettenne che nel 2014 era stata abusata in un ascensore. Violenza per cui Borgese è stato condannato a 2 anni e 10 mesi.

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