Anche se Pd e sinistra ora si stracciano le vesti rievocando i «bei tempi andati» del credito d'imposta al cinema, il vecchio sistema del tax credit non era certo perfetto. Film finanziati e mai usciti in sala, pellicole di dubbia qualità e sicuro insuccesso. Tanto che anche l'Ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, la scorsa estate, aveva plaudito alla riforma del tax credit. E tanti addetti ai lavori la pensavano così, per le troppe storture del sistema per cui quella forma di sovvenzione finiva, spesso, sprecata. Certo, non basta l'incasso a giudicare un film ci sono celebri precedenti di flop divenuti classici, da Quarto Potere al Mago di Oz ma una pellicola che incassa 4 euro al botteghino qualche dubbio lo fa venire, soprattutto se ha ricevuto molto di più - 354mila euro - di tax credit. Non è un caso di fantasia, ma un film «vero», Antropophagus II, che fa capo a una delle 29 società che ha fatto ricorso al Tar contro la riforma: la Halley Pictures, che tra l'altro s'è vista assegnare crediti per altre 4 pellicole, per un totale di oltre un milione di euro a fronte di appena 227 euro di incassi globali, stando ai dati forniti da Cinetel e aggiornati a fine ottobre scorso. E anche se è forse il più eclatante, non è certo un caso isolato. Di tutti gli 80 film sovvenzionati con il tax credit prodotti dalle 29 società ricorrenti, il più «fortunato» ha incassato 37mila euro (per la cronaca, Ammen, film del 2020 di Ciro Villano prodotto da Green Film). Molti non hanno incassi, probabilmente perché non sono ancora usciti in sala, e tanti, troppi, li hanno bassissimi, rispetto al credito incassato.
E i dati qualche dubbio sul perché queste società abbiano deciso di fare ricorso lo sollevano. Anche perché queste 29 «piccole realtà» del cinema de noantri sono davvero piccole piccole: dodici delle aziende che hanno firmato i ricorsi hanno infatti tra 0 e 1 dipendenti, presumibilmente lo stesso amministratore delegato. Scatole vuote o no, gli incassi sembrano arrivare più dallo Stato che dal box office. Detto della Halley, cambiando società il risultato varia di poco: la già citata Green Film, che pure vanta il record al botteghino in questo insieme di ricorrenti, ha richiesto il credito per cinque pellicole, assicurandosi 1.132.335,49 milioni di euro di Tax Credit ma incassando appena 42.446 euro in sala. La Mediterranea Production ha prodotto nove film (con un costo di produzione di quasi 2 milioni di euro), ne ha portati due in sala incassando in tutto 681 euro, ma ha ammorbidito il bilancio grazie all'assegnazione di 605mila euro di tax credit. Tra i film distribuiti dai ricorrenti, anche All'alba perderò, per il quale a fronte di 994 euro di biglietti staccati la società distributrice Draka (di Corrado Azzolini, presidente di Confartigianato Cinema e Audiovisivo) aveva chiesto un credito di 31.
172 euro: ma il film è più famoso perché è stato prodotto dalla Henea di Davide Muscariello, arrestato nel 2022 per riciclaggio con aggravante mafiosa e condannato a settembre scorso a 9 anni di carcere, per poi essere raggiunto da un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere lo scorso 9 luglio, quando emerse anche che aveva avuto dallo Stato un credito d'imposta di 477mila euro proprio per quel film. Sovvenzione revocata. Ma Muscariello ha fatto ricorso al Tar.
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