Il clima di faide e ricatti diffonde la paura a Palazzo

Da settimane politici e portaborse parlano solo di foto compromettenti. I sussurri investono lo staff di Salvini

Il clima di faide e ricatti diffonde la paura a Palazzo

Di vergogna, anzi di «vergogne», è costellato il corridoio dei «passi perduti», il Transatlantico. Solo che fino a oggi nessuno avrebbe potuto supporre che il «perduto» si riferisse in verità alla sfera sessuale, ripristinando pruriti ottocenteschi, ardori e sospiri che con la politica hanno poco a che vedere.

Ma forse no, perché da settimane nelle stanze del Potere del popolo, ovvero là dove il Parlamento è sovrano, non si parla d'altro. Contagio che passa di bocca in bocca o, per meglio dire, di boccaccesco in boccaccesco: storie vere o solo verosimili alle quali l'uso smodato della tecnologia ha fatto da moltiplicatore, come se non bastasse l'appetito sessuale e la fantasia che da sempre lo contraddistingue. Così che il paradosso del ricatto, della delegittimazione investe anche l'ultima ridotta dei «puri più puri», dell'«onestà all'ennesima potenza», sessuale dunque, che si declina in candori e rossori che pensavamo ormai «perduti» (ecco che si ritorna a bomba, un po' come minaccia un po' come promessa). Sussurrano i portaborse, ridacchiano i poveri di cuore, eppure sui cellulari ormai diventati protesi dei (ben poco) «onorevoli» compaiono in queste ore foto e filmatini piccanti che mettono a nudo la carica e l'autorevolezza del potere. Oggi tocca alla Sarti, mentre già si parla dello staff di Matteo Salvini con accenti poco riguardosi. L'opposizione si trattiene a stento - errare è umano, spettegolare divino -, incerta nel dedurre se l'argomento rischi davvero di far traballare una maggioranza che, a dire il vero, traballa fin troppo. Nelle stanze del potere come sui letti del piacere.

Rumors di ricatti che colpirebbero alle fondamenta quello a cui ogni barbaro tiene di più, le pudenda, perché lo ridicolizzerebbero. A costoro che in questi giorni trepidano, e non di «punto G», si potrebbe trasferire la dissertazione che un esperto del settore, Vittorio Sgarbi, ebbe a concedere per radio all'indomani di un'incredibile scoperta. Cioè che, nei bagni della commissione Giustizia, una giovane grillina campana assieme a un virgulto padano «rinsaldavano» volentieri la maggioranza. «Avevano poca esperienza - commentò Vittorio -. I cessi migliori si trovano al terzo piano, lì non va mai nessuno, e al quinto, dove ci sono spazi vuoti e casupole con veduta, bellissime». Sgarbi, che come sappiamo conserva il gusto della contabilità, censì che lui l'aveva fatto, passando di fiore in frasca, 350 volte, nonostante considerasse il Parlamento «luogo anti-erotico» per definizione.

Ma se certo eroismo è fatalmente inarrivabile, va anche detto che la Prima Repubblica non mancò di dossier e killeraggi anticamente orditi, si riteneva, da servizi deviati. Pure se certe «deviazioni», in realtà, cominciavano e finivano sulla soglia di una camera da letto. Sempre, beninteso, che ci fosse il letto e non un tetto, un ascensore, un armadio.

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