Il "codice Rocco" contro la stampa

Casalino minaccia il Foglio: «Adesso chiudete». Poi fa dietrofront: «Era una battuta»

Il "codice Rocco" contro la stampa

Roma E adesso che verrà licenziato da Palazzo Chigi, Rocco Casalino che farà? Il portavoce senza una voce a che serve? Perché esiste?

Presumibilmente non andrà a finire così, anche se il silenzio dell'«avvocato del popolo» Giuseppe Conte sembrerebbe eloquente. Solo che la figura dell'ex «star» del Grande fratello e susseguenti talk tv, incappato nel più drammatico degli scivoloni è di quelle difficili da digerire, o da espellere come rospo che non va giù, per gli stessi pentastellati che ne subiscono «deliziose» angherie da due legislature. Pare che il cosiddetto «codice Rocco» sia diretta emanazione di Casaleggio jr, pare che sia legato da nodi di riconoscenza difficilmente districabili, e dunque la valanga che ieri s'è abbattuta su Casalino rischia ora di avvelenare non solo Rocco, ma con lui tutto il bigoncio.

Quel che è accaduto giovedì scorso è descritto con stile e professionalità dal cronista del Foglio Salvatore Merlo; non varrebbe neanche ripeterlo dopo che ha imperversato sui social ancor più delle foto dell'amante cubano di Rocco e della di lui panza «paparazzati» dal settimanale Chi. Era né più né meno che un Vitalizio party, ovvero la festicciola un po' sconcia di marciapiede che i grillini hanno inscenato dopo il primo sì all'abolizione dei vitalizi. Come ben scrive Merlo, al centro di quella squallida ricorrenza non c'era gioia vera, bensì gli sforzi del Casalino per far festa a uso di telecamera. Forse alticcio, forse no, e solo preso dai suoi attacchi di Sé, a un certo punto il portavoce del premier («pagato con i soldi degli italiani», ricordavano molti degli indignati di ieri) si rivolgeva al cronista per annunciargli un evento luttuoso con le ormai fatidiche parole: «E adesso che il Foglio chiude che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Perché esiste?». Quando, subissato da una valanga di critiche e dalla solidarietà dell'intero mondo al cronista del Foglio, Casalino rinsaviva, era (come sempre) troppo tardi. «Chi mi conosce sa bene che sono solito fare battute. E una battuta era anche quella rivolta al giornalista del Foglio, in un momento informale di festeggiamenti per i vitalizi. Sono certo che Salvatore Merlo ne fosse ben consapevole, considerando che ho specificato anche con lui che stavo scherzando. Credo fortemente nella libertà di stampa e nel pluralismo dell'informazione, sono il primo a volere che ci siano più mezzi d'informazione possibili (sic!), ovviamente abolendo il finanziamento pubblico».

Arrogante, delirio d'onnipotenza, Casalino come Goebbels minaccia la libera stampa eccetera: questi solo alcuni degli improperi scatenati dal Nostro, che univano arco costituzionale e non. Gialloverdi a parte, appunto. Tranne uno, il più assennato di tutti: il leghista Maroni. Perfetto il commento: «Questi non sono fascisti, sono solo un po' cretini #vivailfoglio #liberastampa».

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