Roberto Bernabei è un professore di 70 anni figlio di Ettore, che negli anni sessanta è stato il direttore della Rai e creatore della televisione, nel periodo democristiano. Si è laureato in medicina e ha lavorato a lungo al Policlinico Gemelli di Roma, dove ha avuto la cattedra di geriatria. È un volto noto, anche perché è stato per diversi anni il medico del Papa. Diciamo che di vecchiaia se ne intende. L'ha studiata parecchio e l'ha curata.
Professore ha seguito il duello in tv fra Trump e Biden? Come l'ha visto il presidente americano?
«Ho visto i video, e ho osservato con interesse due vecchiezze a confronto. Biden è decisamente anziano ma non è che Trump sia un giovanetto. La vecchiezza di Trump è qualcosa di nuovo e che dobbiamo cominciare a conoscere, perché riguarda molte persone. È la prima volta nella storia che persone di 80 anni hanno performance da sessantenne. È una novità straordinaria e che consideriamo un po' troppo poco. Per esempio continuiamo a pensare che si debba andare in pensione a 60 o 62 anni. È una sciocchezza. Poi, nel duello, abbiamo visto anche un altro tipo di vecchiezza: quella che è afflitta da qualche patologia. E nelle immagini che ci ha offerto la tv c'è un signore, Joe Biden, che ha il Parkinson. Il parkinsoniano non è affatto demente è solo lento».
Quindi qual è la prospettiva giusta per Biden?
«Mi viene complicato pensare che in queste condizioni possa essere in grado, con la sua lentezza, di seguire la velocità del mondo. Il Parkinson è una condizione cronica. Puoi fare il nonno in modo eccellente, puoi fare giardinaggio, puoi fare tante cose, perché questa vecchiezza, seppur malata, si cura e si tiene sotto controllo. Mi pare difficile però che tu possa fare il presidente della nazione più importante e potente del mondo».
Quali sono le funzioni che il Parkinson compromette?
«Il Parkinson nelle fasi più avanzate può anche comportare problemi cognitivi. Però oggi come oggi Biden, al di là di qualche farfugliamento, non dà l'impresione di essere un demente. Qualche suo discorso era un po' ingarbugliato. Ma sulla base di quello che ho visto mi sarebbe difficile diagnosticare una demenza. La diagnosi di demenza è molto più complicata».
Trump ha solo tre anni meno di Biden. Quindi non è solo l'età a incidere sul decadimento cognitivo e intellettuale?
«No. Prendiamo in considerazione altre persone che conosciamo bene: Trump, Mattarella e Papa Francesco. Sono tre persone perfettamente in grado di fare i loro mestieri».
Quindi bisogna distinguere. Non contare gli anni anagrafici?
«Su quattro esempi di persone attorno agli 80 anni ne abbiamo tre che funzionano perfettamente e uno che funziona meno. Io credo che dovremmo prendere lo spunto da questa vicenda per affermare che c'è un fatto inedito nella vicenda dell'umanità: duriamo 20 anni di più».
E questo cambia il giudizio su chi possa esercitare il potere?
«Cambia il potere ma cambia anche la vita sociale. Un cittadino su 4 ha più di 65 anni. Lei lo sa qual è la loro aspettativa di vita? 15 anni. Cioè puoi a 65 anni progettare il futuro. Altro che pensione! E tutto questo è successo nel giro di una sola generazione. Fino a qualche decennio fa era impensabile».
Da cosa dipende?
«È la domanda delle mille pistole. Diciamo che le condizioni di vita sono molto migliorate, il lavoro è molto meno pesante, non soffriamo più il caldo e il freddo perchè abbiamo i termosifoni e l'aria condizionata, ci nutriamo meglio, ci muoviamo un po' di più, e poi l'arrivo delle terapie mediche, come gli antibiotici e i farmaci che controllano l'ipertensione, riducono moltissimo infezioni, ictus e infarti».
Il Parkinson nell'immaginario comune è la malattia che provoca tremore. Biden non sembra tremare.
«Il tremore è uno dei sintomi, ma non è affatto necessario. E poi le terapie spengono facilmente il tremore, ma non una rigidità che in Biden è evidente».
Perché lei esclude la demenza?
«Un demente non è in grado di reggere un'ora di confronto».
Trump lo ha visto in forma?
«Si, sembrava un sessantenne allo sbaraglio».
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