Per l'ennesima volta i cancelli del Colosseo sono stati sbarrati senza preavviso. E, davanti ai turisti inferociti ("Abbiamo preso il biglietto ieri, potevate dircelo"), il governo è corso ai ripari varando una legge anti scioperi. I sindacati, purtroppo, non hanno imparato la lezione. E, all'indomani della figuraccia (una delle tante) mondiale, Claudio Meloni, coordinatore Cgil per il Mibact, annuncia un altra serrata: "Lo sblocco dei fondi per i salari accessori non spegne la mobilitazione perchè la vertenza nazionale verte anche sulla richiesta di un piano occupazionale straordinario e sulle riforme che stanno generando caos organizzativo".
Un’assemblea dei dipendenti, regolarmente autorizzata, lascia chiusi per tre ore di primo mattino a Roma i siti archeologici più importanti, dal Colosseo ai Fori, le Terme di Diocleziano, gli Scavi di Ostia Antica. E si ripete il copione di luglio a Pompei, con i turisti attoniti e inviperiti, tutti in fila sotto il sole cocente davanti ai cancelli sbarrati, beffati persino da un errore nella versione inglese del cartello affisso sull’Anfiteatro Flavio, che annuncia una chiusura fino alle "11 pm". Questa volta però la polemica diventa una bomba affrontata a muso duro dal governo, che nel giro di poche ore vara un decreto che inserisce tutti i musei e i siti archeologi nella lista servizi pubblici essenziali, a fianco di scuola, ospedali, trasporti. Incassato il via libera del Consiglio dei ministri, il decreto andrà ora alla firma del presidente della Repubblica e sarà in vigore dalla pubblicazione in gazzetta per poi seguire l’iter parlamentare che lo trasformerà in legge. "Ma c’erano tutti i caratteri di urgenza e necessità", sottolinea il ministro Dario Franceschini, alludendo ai precedenti di Pompei e dello stesso Colosseo, ma anche alle proteste annunciate per il settore nei prossimi giorni. Contenuto in un solo articolo, il provvedimento è stringato, si limita ad inserire i luoghi importanti della cultura nella legge del 1990 che disciplina i servizi pubblici essenziali, come i trasporti, per esempio. "Un principio di civiltà", fa notare il ministro ricordando che "vale per tutti i musei statali, comunali, pubblici e non".
Tra i sindacati, che ora valutano lo sciopero, e Matteo Renzi ora è scontro duro. Nella decisione di Cgil, Cisl e Uil, peserà anche il contenuto del decreto. "I beni culturali erano già inseriti nei servizi pubblici essenziali - tuona Meloni - immaginiamo che abbiano esteso la previsione di legge anche sulla fruizione dei beni e non solo sulla loro sicurezza". E rilancia: "In sostanza gli scioperi andrebbero fatti facendo rimanere i siti aperti, prevedendo una sorta di precettazione. A mio avviso non è un decreto che hanno preparato in due ore...". Una dichiarazione di guerra che non è affatto piaciuta a Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi: "Ora si tratta di capire se l’intenzione di scioperare risponde alla necessità di tutelare i lavoratori, oppure se altro non è che la prosecuzione di un braccio di ferro tra Sindacati e Governo a danno dell’utenza, quanto utile non so e non spetta certo a me dirlo".
Secondo il Garante, è uno "strano" Paese quello in cui "le assemblee sindacali, che sono e restano un diritto sacrosanto dei lavoratori, si svolgono nell’orario centrale di visite dei siti archeologici - sottolinea il Garante - senza garantire un presidio minimo per rendere fruibile il bene".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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