Il coltello, la pistola, il cambio: le prove della premeditazione nell'omicidio di Christopher a Pescara

Convalidati i fermi dei due 16enni killer di Christopher. I racconti dei testimoni li inchiodano: "Lo aspettavano già armati. E avevano altri vestiti nello zaino"

Il coltello, la pistola, il cambio: le prove della premeditazione nell'omicidio di Christopher a Pescara
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«Ho visto Cristopher a terra che perdeva sangue e ho subito capito che Marco (nome di fantasia, ndr) lo aveva accoltellato. Davanti a me e a Filippo (il secondo killer, altro nome di fantasia, ndr), Marco ha continuato a sferrare fendenti di coltello. Christopher a terra si lamentava. A un certo punto anche Filippo ha preso dalle mani di Marco il coltello con il quale anche lui ha colpito più volte Christopher che continuava a lamentarsi emettendo un verso di morte. Aveva le gambe incrociate, steso su un fianco».

I due poi raggiungono gli altri ragazzi seduti su una panchina, fra questi il testimone chiave, chiamiamolo Luigi, che si era allontanato dalla scena del delitto. È giallo in volto Luigi, si sente male. Agli inquirenti racconta che dopo l'accaduto l'indiziato numero uno dice al resto della comitiva: «State zitti, non lo deve sapere nessuno».

Allo stabilimento Croce del Sud, Marco getta in mare il coltello avvolto in un calzino insanguinato di Filippo. Tutti sanno cosa è accaduto, nessuno chiama i soccorsi o le forze dell'ordine. Primo nodo che forse solo l'autopsia, eseguita ieri, potrà chiarire: Christopher è ancora vivo quando i due assassini vanno in spiaggia? Poteva essere salvato nonostante i 25 colpi ricevuti? Passano poche ore e Luigi, sconvolto, racconta tutto al fratello che dice di parlare con i genitori. Il padre, colonnello dei carabinieri, telefona in caserma. Il 112 allerta i colleghi della polizia, arrivano le prime volanti. È l'inizio di un incubo per la città di Pescara. A terra c'è il corpo oramai privo di vita di un giovane che non ha ancora compiuto 17 anni. «Non si può uccidere un ragazzino così - sbotta in lacrime la nonna di Christopher Thomas Luciani, Olga - Era mingherlino, piccolino. Un ragazzo d'oro, certo aveva i grilli in testa che hanno i ragazzi della sua età. Ma non era un drogato. La madre? Non verrà. Non vuole vedere suo figlio in una bara».

«Ha sbagliato, deve pagare», dice ai Tg il fratello di uno dei due fermati. Il medico legale Cristian D'Ovidio referta 10 ferite da arma da punta e taglio sul dorso, 14 sul fianco destro e una sulla coscia destra. Il testimone continua: «Christopher e Marco sono andati verso il campetto. Marco, mentre lo seguiva, ci ha mostrato il coltello facendo una smorfia». È l'inizio della mattanza e per gli investigatori potrebbe essere l'elemento per contestare la premeditazione. Christopher non sa cosa lo aspetta al parco Baden Powell. Deve 200 euro per del «fumo» che gli ha venduto Marco, figlio di una nota avvocata della città. È fuggito da una comunità di Isernia e da due giorni è allo sbando. I suoi assassini lo vanno a cercare alla stazione di Pescara.

Con Marco c'è l'amico Filippo, tanto amico da afferrare anche lui il coltello e infliggere 10 colpi nonostante Christopher non lo conosca nemmeno. Filippo, figlio di un maresciallo dei carabinieri, ha una pistola, scarica, che mostra a tutti. «Ci ha detto che con quella voleva spaventarlo», mettono a verbale. Non lo conosce, non ha debiti con lui, ma sa che l'amico deve incontrarlo. Per gli inquirenti è l'altra prova, assieme al coltello portato dal primo killer, che l'omicidio è premeditato.

Sono le 16,30 di domenica alla stazione dei bus. Litigano, Christopher e Marco. Poi, assieme agli altri 5 amici fra i quali Filippo con la pistola nei pantaloni, lo scortano in una zona appartata dei giardini. Con loro c'è anche Luigi che poi si allontana. Ore 16,46, le telecamere di via Raffaello riprendono la vittima che entra nel parco con Marco, il primo killer. Alle 16,48 Luigi raggiunge i primi due seguito da Filippo, il testimone. Alle 16,54 Filippo sbuca dalle «fratte». «È morto», dice. Sono le 17,21 quando Marco esce di nuovo allo scoperto. Ha un cambio nello zaino, si mette maglietta e bermuda puliti.

Alle 18,21 è in spiaggia con gli altri: fuma spinelli di erba e, da spaccone, si scatta una foto. Gli abiti sporchi di sangue verranno trovati in casa dei due. Convalidato il fermo, si attende l'interrogatorio di garanzia.

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