Un commando di curdi contro la fabbrica di armi usate per colpirli dal cielo

Operazione simbolica: anche contro l'ipotesi (della destra) di grazia a Ocalan

Un commando di curdi contro la fabbrica di armi usate per colpirli dal cielo
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Il Pkk torna a farsi sentire in Turchia e non sceglie né il giorno e neppure l'obiettivo in maniera casuale. Il commando ha compiuto la sua strage a Kahramankazan, località sede della Tusas, l'azienda aerospaziale che fabbrica tra le altre cose droni Anka e jet Kaan, responsabili, soprattutto negli ultimi mesi, di incursioni che hanno provocato morte e distruzione nel Kurdistan.

Oltre al simbolismo c'è tuttavia una questione politica che potrebbe aver spinto il partito armato dei lavoratori a entrare in azione. A distanza di anni tutto sembra ruotare ancora attorno alla figura del leader Abdullah Ocalan, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza dal 1999. Il capo del partito nazionalista turco, il Milliyetçi Hareket Partisinin (Mhp) Devlet Bahceli, alleato del presidente Erdogan, ha proposto martedì la grazia per Ocalan, che verrebbe concessa se il Pkk deponesse le armi, rinunciando alla lotta armata e ponendo fine all'insorgenza, iniziata quarant'anni fa, nell'agosto 1984.

La proposta di Bahceli è giunta come un fulmine a ciel sereno, poiché il suo partito, attore chiave nella coalizione che sostiene Erdogan, è stato storicamente contrario a qualsiasi negoziato con il terrorismo di frangia curda. Bahceli vorrebbe addirittura portare in Parlamento Ocalan: «Lasciatelo venire a parlare qui. Lasciategli gridare che il terrorismo è completamente finito e che la sua organizzazione è sciolta», ha spiegato in assemblea. Frasi che il leader dei nazionalisti avrebbe pronunciato proprio su input di Erdogan. Il Sultano di Ankara non sembra aver molta voglia di fare un passo indietro dopo vent'anni di leadership assoluta nel Paese, ma per rimanere in sella ha bisogno di mettere mano alla Costituzione. Per procedere non può contare solo sulla striminzita alleanza che al momento lo sostiene, serve l'appoggio di un'ampia fetta dell'arco parlamentare, partendo dal partito Democratico dei Popoli, filo-curdo, ma moderato. Il piano machiavellico potrebbe tuttavia saltare di fronte alla recrudescenza del Pkk, che si smarcherebbe in un attimo dalla possibile «redenzione» di Ocalan.

Se per il ministro della Difesa Guler non ci sono dubbi sulle responsabilità, la magistratura sta vagliando ogni pista. Si sta indagando in queste ore anche su una frangia estrema di simpatizzanti del Mhp di Bahceli, adepti dell'ideologia di estrema destra che porta il nome di Dottrina delle Nove Luci. Un movimento che vuole proteggere, anche con le armi, la Turchia dalle ingerenze straniere e dal comunismo.

Per le «Nove Luci» il Pkk va combattuto senza se e senza ma, e una possibile amnistia per Ocalan potrebbe convincerli ad alzare il tiro. L'altro scenario aperto riguarda l'Isis, che tuttavia, secondo gli 007 di Ankara, non avrebbe in questo momento strumenti e uomini per infiltrarsi nel Paese.

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