E se adesso scoppia la guerra vera dopo gli ultimi missili degli Hezbollah? Gantz che farà? Tornerà al governo dicendo «scusate ho sbagliato»? Chiederà di aspettare le elezioni? O seguiterà anche allora a chiedere a Netanyahu di andare alle urne, cercando di mettere insieme una «vera coalizione» che si ispiri di nuovo allo slogan «tutti fuorché Bibi»?
Ma anche allora Netanyahu vinse, non ha scelto il momento più sbagliato anche perché Hamas e l'Iran interpretano la defezione come uno smembramento di Israele stesso?. Adesso che Gallant, più consapevole del ruolo e del momento, mostra di non voler rispondere alla chiamata ritenendo, da bravo ministro della Difesa, che la guerra sia il fronte maggiore, Gantz non ne subirà una prima seria botta politica? Ha detto nel suo discorso di dimissioni che la guerra non si può vincere perché Netanyahu non lo consente.
E allora come spiega che Gallant che certo non lo ama, resta al suo fianco? Gli Usa in questa commedia degli errori che inventa ostacoli e divieti (Rafah!) di ogni genere e impedisce la conclusione della guerra, hanno un ruolo ondivago: eleggono Gantz a interlocutore e poi lo spingono a uscire dal governo in un momento denso di decisioni fatali, lasciando spazio a Ben Gvir e a Smotrich.
Intanto, l'ennesima discesa dalla scaletta dell'aereo di Blinken chiede di nuovo il cessate il fuoco, in nome della restituzione degli ostaggi. Arrivato ieri dal Cairo per incontrare Bibi e Gantz, ha ripetuto che bisogna spingere su Hamas perché accetti il piano presentato da Biden dieci giorni fa. Se fosse la chiave per ritrovare la pace gli Usa dovrebbero spiegare come si fa a convincere Hamas a rilasciare gli ostaggi. Nemmeno le più generose offerte convincono Sinwar, gli ostaggi sono la sua orribile ricchezza. Ieri è uscita la notizia, smentita, che gli Usa abbiano avviato una trattativa da soli per cinque rapiti americani. Cinico? Certo, ma soprattutto impossibile.
Cos'ha in mano Biden per spingere Hamas ad accettare? Sinwar non vuole cedere nessun ostaggio se non in cambio della sopravvivenza del suo regime, e della sua vita. L'unica strada, anche per salvare i prigionieri Usa, è mostrare forza e coraggio.
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