L'allarme lanciato dal Giornale non è caduto nel vuoto: c'è il rischio di un buco di almeno 20 miliardi nei conti dello Stato. Così nella legge di Stabilità è stato presentato un emendamento sui debiti delle pubbliche amministrazioni. In particolare, il testo dell'articolo 2.1234 (nel volume 13), al comma 164-bis prevede che «i crediti per oneri accessori da interessi e rivalutazione maturati su crediti (...) nei confronti degli enti del servizio sanitario nazionale siano estinti di diritto». Si tratta delle vicenda svelata dal Giornale il 21 novembre scorso: gli interessi di mora sui debiti della Pa non sono scritti in bilancio, ma sono esigibili e prioritari. In grado, cioè, di assorbire buona parte dei fondi messi a disposizione del governo per saldare i creditori. Come noto si parla di un monte debito nell'ordine dei 50 miliardi, costantemente in ritardo negli ultimi 10 anni (oltre scatta la prescrizione degli interessi).
Ebbene, su questi grava, per legge comunitaria dal 2001, l'interesse di mora, pari al tasso Bce aumentato di uno «spread» fissato di anno in anno. Al momento, equivale all'8,05% (0,05+8); ma per gli ultimi 10 anni la media è intorno al 9%: fa 4-5 miliardi l'anno. Un cifra che, prudenzialmente (per tener conto delle transazioni) abbiamo dimezzato. Ma anche così restano 20 miliardi. E non sono solo teorie, ma rischi segnalati in varie battute dalla Corte dei Conti.
E casi concreti: è per esempio noto quello di Abbott Italia che ha ottenuto un decreto ingiuntivo sulla Asl di Bari da 8,7 milioni, 1,3 dei quali per i soli interessi; un gruppo come Banca Farma Factoring nel bilancio 2013 ha incassato 51 milioni di interessi di mora su un'attività di circa 1,6 miliardi. Mentre è sempre più frequente il caso di fondi speculativi che si propongono di entrare nel promettente business degli interessi di mora. A spese delle finanze pubbliche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.