Se le tasse calano solo col trucco

Renzi sostiene l'insostenibile: nel 2015 la pressione tributaria verrà ridotta rispetto al 2014. Vi spieghiamo perché non è vero

Se le tasse calano solo col trucco

Il premier Renzi sostiene l'insostenibile, cioè nel 2015 la pressione tributaria verrà ridotta rispetto al 2014. Dice che era il 43,5% nel 2014 e scenderà al 42,9 nel 2015. Ma ciò dipende da una ragione formale: infatti nel 2015 gli 80 euro in busta paga, che valgono circa 10 miliardi, sono conteggiati come sgravio fiscale. Invece, nel 2014 erano conteggiati come sovvenzione ai lavoratori dipendenti a basso reddito. Su un Pil di circa 15.600 miliardi del 2014, il rimborso o sgravio di 10 è lo 0,64%. Togliendo questa percentuale dalla pressione fiscale del 2014 si ottiene il 42,9 come nella previsione per il 2015. Ma in Italia, negli ultimi anni, la pressione fiscale a consuntivo è sempre risultata maggiore che nel preventivo. Sicché mentre non è vero che quest'anno la pressione fiscale diminuisce, quasi certamente aumenterà. E non c'è proprio da stare allegri perché il gettito dell'Irpef, l'imposta che più spreme gli italiani, dal 2006 al 2014 è aumentato del 10%. Ciò mentre il Pil, anche a causa dell'eccesivo peso fiscale, è diminuito dell'8%. Un'importante ragione per cui l'affermazione che la pressione fiscale scenderà è poco credibile è che, accanto allo Stato, a tassare ci sono le Regioni e gli enti locali, in cui le sinistre continuano ad aumentare i tributi.

Negli anni in cui il gettito globale dell'Irpef saliva del 10%, l'introito delle addizionali regionali saliva del 33%, più di tre volte tanto quello globale. Il gettito delle addizionali degli enti locali all'Irpef aumentava del 66%, quasi 7 volte tanto! Molte Regioni per il 2015 hanno già messo in bilancio un altro aumento di addizionale Irpef. Ancora con sappiamo che cosa accadrà per la patrimoniale sugli immobili, ribattezzata «local tax». Non è escluso che salti fuori un balzello comunale di 2 euro, quale tassa di imbarco su ogni biglietto aereo, negli aeroporti italiani. Ciò è possibile sulla base di una legge recentemente varata, che lo prevede. Il traffico aereo passeggeri lo scorso anno è stato di circa 150 milioni, la nuova tassa potrebbe dare 300 milioni di euro. Renzi non sta adottando sgravi fiscali rivolti ad incentivare l'economia, ma bonus per accrescere il suo consenso elettorale, come gli 80 euro in busta paga. Essi non hanno creato alcuno stimolo all'economia, che nel 2014 è decresciuta del 0,5% del Pil e nel 2015 cresce, nelle previsioni di +0,6. La somma algebrica è +0,1 di Pil. Ciò nonostante gli impulsi creati da Draghi con l'espansione monetaria che ha generato la discesa del cambio dell'euro col dollaro a 1,05. Ora Renzi ha escogitato la trovata del «tesoretto» di 1,6 miliardi pari allo 0,1 del Pil. Esso, però, consiste nell'aumento di 0,1 del deficit di bilancio sul Pil, rispetto a ciò che chiede la Commissione europea.

Renzi pensa di erogare gli 1,6 miliardi ai contribuenti minimi, scegliendo fra lavoratori dipendenti e pensionati. Finanziare le spese correnti sociali con un nuovo deficit di bilancio, sia pure limitato, è populismo vecchia maniera. Questo tipo di aiuti si devono finanziare tagliando le spese improduttive. Il deficit aggiuntivo di 1,6 miliardi invece sarebbe giustificabile se devoluto a opere pubbliche urgenti. O alla riparazione di quelle che stanno crollando, perché fatte con le regole degli appalti instaurate per falso moralismo dopo «mani pulite», in cui vince chi fa il maggior ribasso d'asta che poi cerca di recuperare con una esecuzione scadente. Ma il governo renziano non pensa al taglio delle spese non produttive e alla riduzione delle imposte per stimolare la crescita del Pil.

Al contrario, il nuovo ministro delle Infrastrutture Delrio riduce drasticamente gli investimenti nelle opere pubbliche facendo macchina indietro rispetto al decreto «sblocca Italia». Non ci si deve dunque stupire se la gente comune sente crescere la pressione fiscale, mentre il reddito non cresce.

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