La partita geopolitica del pallone con l'Europa al centro

Il calcio non è un semplice sport. È anche uno strumento politico

La partita geopolitica del pallone con l'Europa al centro
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Il calcio non è un semplice sport. È anche uno strumento politico. Un regime, un leader, un movimento possono utilizzare i successi sul campo per rifarsi o rafforzare l'immagine. Il calcio può essere la rivincita dei Paesi poveri o lo specchio di un momento d'oro. Nel corso degli anni, la partita di pallone è stata studiata da antropologi, psichiatri, sociologi, storici e politologi. Per questi motivi, il progetto della Superlega sembra trovare qualche affinità nella geopolitica. Al centro, anche nella cartina geografica, c'è l'Europa in crisi economica e d'identità.

Americani, cinesi e arabi fanno shopping e si comprano le glorie del Vecchio continente dal Paris Saint-Germain in giù. Di recente, l'Arabia Saudita ha cambiato strategia e ha iniziato a comprare, offrendo cifre astronomiche, campioni più o meno vecchi. In Europa, è tutti contro tutti. Alcuni squadroni non ne vogliono più sapere della Champions League e della gestione Uefa. Quest'ultima non ne vuole sapere della Superlega. Ecco l'Europa indecisa e spaccata. Il Bayern di Monaco non ne vuole sapere della nuova Lega. Il Real Madrid ne è il promotore. La divisione vale anche fuori dagli stadi. C'è l'Europa che vorrebbe sfruttare l'energia a basso costo proveniente dalla Russia. C'è anche l'Europa che teme di diventare una insignificante penisola della stessa Russia e della sconfinata Asia alle sue spalle. C'è chi vuole il Mes. C'è chi non vuole sottoscriverlo. La guerra in Ucraina complica le cose, con alleati veri e alleati recalcitranti. L'Inghilterra gioca le sue carte in solitudine.

La Brexit insegna. Si schiera con la Uefa per convenienza: alla lunga la vera Superlega potrebbe essere la Premier League, da tempo il più ambizioso dei campionati nazionali, con cinque o sei squadre (sulla carta) in grado di competere ai massimi livelli internazionali. Su questo scenario, incombe la moneta sonante di emiri e sceicchi. In qualunque modo si ricomponga il quadro calcistico, chi può resistere all'oro zecchino derivante dall'oro nero? Nessuno.

Gli arabi possono scegliere: continuare a colonizzare il calcio europeo, comprarsi il nuovo giocattolo, provare a costruirne uno più bello. In ogni modo, il calcio potrebbe essere il loro biglietto da visita mentre fanno affari, di ogni tipo, in una Europa già oltre il triplice fischio.

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