Terrore e repressione non conoscono tregua in Iran. Ieri i Pasdaran hanno arrestato alcuni reporter che lavoravano per i media occidentali. L'accusa è di aver inviato immagini e video delle proteste ai social media e alle tv dissidenti in lingua persiana all'estero. Le persone arrestate avevano il sostegno finanziario e di intelligence dei media occidentali, è scritto nella nota citata dell'agenzia Irna.
Ma la comunità internazionale comincia a reagire, in maniera anche simbolica, alla violenza del regime. L'Onu ha approvato una risoluzione proposta dagli Usa per «rimuovere con effetto immediato l'Iran dalla Commissione sullo status delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026». I 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite hanno approvato il testo con 29 voti a favore (compatto il sostegno dell'Ue), 8 contrari (Bolivia, Cina, Kazakhstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Russia, Zimbabwe) e 16 astenuti.
L'ambasciatore iraniano all'Onu, Amir Saeed Iravani, è intervenuto e ha puntato il dito contro «l'ostilità e il bullismo degli Usa e dei suoi alleati». Iravani ha sottolineato che questa mossa è un esempio di «ipocrisia e doppi standard» visto che gli Usa rimangono in silenzio sui diritti delle donne palestinesi.
Il regime intanto prosegue il soffocamento della ribellione. L'Organizzazione delle prigioni dell'Iran ha presentato una denuncia contro sei prigionieri politici e la moglie di uno di loro in relazione all'incendio del carcere di Evin avvenuto in ottobre in cui morirono otto persone. Le accuse sono di «distruzione deliberata» di oggetti e «insulto alle autorità». Mentre per ora è stata sospesa l'esecuzione della condanna a morte per il 23enne Mahan Sadrat Marni. È arrivato ieri anche un nuovo monito del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Le autorità di Teheran devono fare marcia indietro e impedire che ci siano altre condanne a morte per giovani e donne che hanno l'unica colpa di aver partecipato a manifestazioni dove si chiedeva la libertà». E ha aggiunto: «Convocherò l'ambasciatore iraniano, appena si insedierà».
Alcuni parlamentari tedeschi invece hanno assunto il patrocinio politico, una sorta di garanzia politica di alcuni
manifestanti per cercare di impedirne l'esecuzione della pena capitale. Ma le autorità iraniane non mostrano ripensamenti e hanno inflitto una condanna a 28 anni di prigione all'operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele.
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