La commozione del Palazzo. "Lavoriamo per i due Stati"

Meloni al Tempio maggiore: "Ricordare è la condizione per costruire la pace". Il rabbino Di Segni: "In ansia per un futuro incerto". Il cordoglio dei ministri

La commozione del Palazzo. "Lavoriamo per i due Stati"
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È arrivata poco prima di mezzogiorno ricevuta dal rabbino capo del Tempio Maggiore Riccardo Di Segni. La Meloni, però, non ha lasciato dichiarazioni ai cronisti presenti. Per lei ha parlato un comunicato diffuso da Palazzo Chigi. «Ricordare è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace. Abbiamo sempre negli occhi - recita il comunicato - il massacro di migliaia di civili inermi e il vilipendio dei loro corpi». Il documento poi si conclude con parole di speranza: «Confermiamo il nostro impegno per lavorare a una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati».

Dolore e commozione. La speranza che coloro che sono stati rapiti tornino presto a casa, unita alla preoccupazione per un antisemitismo che torna a mostrarsi con l'odio che porta con sé. C'era tutto questo alla prima, solenne, commemorazione dell'attentato con cui Hamas, lo scorso 7 ottobre, ha colpito Israele. Oltre la Meloni, era presente una nutrita rappresentanza di ministri e personalità politiche ad ascoltare le parole dei massimi rappresentanti della comunità ebraica, perché, per usare le parole della presidente della unione delle Comunità ebraiche, Noemi Di Segni, quanto avvenuto il 7 ottobre è una ferita che porta con sé «il timore e l'ansia per il futuro incerto di un'intera regione di cui seguiamo ora per ora, per ogni palmo di terra gli sviluppi, dai diversi fronti». Una guerra, perché di questo si tratta, che «Israele non voleva né l'ha iniziata. Ma come ogni paese o essere umano - spiega l'ambasciatore designato in Italia, Jonathan Peled - ha il diritto di difendersi: nessun paese civile al mondo potrebbe accettare o tollerare tutto questo». Fuori dalla sinagoga, intanto, i giovani della comunità ebraica portavano palloncini arancioni ognuno collegato a una delle vittime o degli ostaggi rapiti il 7 ottobre di un anno fa. «Questo giorno è un monito dolente - afferma il vicepremier Antonio Tajani -. La pagina buia aperta dal vile attacco terroristico di Hamas che non ho esitato a definire nazista».

Stesso registro commosso per Matteo Salvini. «Penso ai bimbi uccisi in culla, ai giovani strappati alla vita, alle donne stuprate, a chi è morto in prigionia e a chi è ancora tenuto in ostaggio - ricorda il segretario della Lega -. Israele ha il diritto ad esistere, a difendersi e a convivere finalmente in pace coi popoli vicini». Giuseppe Conte (5S) si unisce al coro di commozione per la tragedia del 7 ottobre («terribile attacco di Hamas») ma aggiunge: «Il 7 ottobre è iniziato l'orrore senza fine, con la devastante e criminale carneficina di oltre 40mila civili palestinesi». Di questa giornata di lutto immenso anche la segretaria dem sottolinea le sue conseguenze. «I palestinesi - afferma Elly Schlein - non possono subire una punizione collettiva per gli atti atroci di Hamas del ottobre scorso». Solidarietà ai colleghi parlamentari la esprime Pier Francesco Casini. «Nel codice genetico della Repubblica italiana c'è l'amicizia con il libero Stato di Israele - dice -: i dissensi, sempre possibili sulle politiche dei governi, non possono in alcun modo attenuare questo comune sentire nei valori della democrazia e della comunità occidentale».

«Non si può giustificare mai un atto terroristico né una reazione all'aggressione che faccia nuove vittime innocenti - commenta Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera -.

I governi di tutto il mondo e il nostro, si stanno impegnando perché si arrivi al cessate il fuoco e a una soluzione politica che assicuri a giovani, uomini, donne, bambini il diritto a un futuro finalmente sereno. Un diritto che fino a oggi è stato loro negato».

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