
Quando si dice le sentenze creative. In sintesi: se un cittadino passa da Milano e scaraventa una latta di vernice sopra un monumento in pieno centro (in Piazza Affari) dopo due anni succede questo: niente, anche se nel frattempo hanno lavorato procuratori, giudici, cancellieri, avvocati, pulitori di monumenti, funzionari comunali, persino giornalisti che hanno dato la notizia dell'incriminazione di tre «attivisti» per imbrattamento di beni culturali e, ora, due anni dopo, del loro proscioglimento «per difetto di querela». Questa appunto la prima notizia di ieri. La seconda sarebbe che il movimento che ha ispirato gli imbrattatori, secondo fonti tedesche, intanto ha cambiato nome: prima era «Ultima generazione», ora è «Nuova generazione», che a ben vedere è giusto il contrario.
Ricominciamo da capo. Nel gennaio del 2023 tre ragazzotti ambientalisti insozzano con della vernice arancione il «Dito» di Maurizio Cattelan, artista, anzi «creativo» che ha ceduto la sua opera al Comune di Milano (in comodato d'uso) espongono pure uno striscione dopo aver chiamato stampa e telecamere: «Ultima generazione. Stop sussidi ai fossili». Non ce l'hanno coi pensionati: i tre appartengono a «Extinction Rebellion, ultima generazione», movimento internazionale contro il cambiamento climatico divenuto noto per l'imbrattamento di opere d'arte e monumenti oltreché per i blocchi stradali; non tutti i militanti sono dei poveri imbecilli o degli eco-teppisti, ma a fare notizia sono soprattutto questi ultimi.
Ergo: dopo l'imbrattamento arriva la giustizia, nel senso, la Procura. L'opera insozzata con vernice lavabile (posto che ogni vernice lo è) è ufficialmente «Love» di Maurizio Cattelan, conosciuta come «il Dito». La procura procede d'ufficio e il Comune di Milano si costituisce parte civile, nel senso che pretende almeno il risarcimento delle spese di pulizia. L'autore dell'opera, Cattelan, non si dice scandalizzato dell'imbrattamento, meglio, dice di non sentirsi offeso. Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, misteriosamente ascoltato come consulente della difesa, sottolinea che perciò non c'è stato alcun danno al monumento od opera che sia. Gilberto Pagani, l'avvocato dei tre ragazzotti, in aula ricorda la dichiarazione di Cattelan, e dice che il reato contestato dunque non esiste. La Procura, che rappresenterebbe la pubblica accusa, a quel punto chiede l'assoluzione per «particolare tenuità del fatto», o meglio: il giudice riqualifica il reato nel più lieve «deturpamento», ipotesi non procedibile d'ufficio che necessita di qualcuno che sporga una querela di parte, una denuncia. E chi l'ha sporta? Nessuno. Ma come, neanche il Comune? No, perché l'opera risulta in «comodato d'uso», quindi non gli appartiene, è ufficialmente di Cattelan, in quale ha detto, come visto, che non gliene importa. Quindi il giudice Maria Teresa Guadagnino non può che pronunciare una sentenza di non doversi procedere per difetto di querela. I tre sono prosciolti.
Mica è finita: dopo essersi fatti pubblicità imbrattando il centro di Milano, i prosciolti hanno diffuso un altro comunicato che comincia così: «Il percorso di giustizia riparativa intrapreso con il Comune di Milano ha rappresentato un'importante opportunità di dialogo e comprensione reciproca». In resto non lo riportiamo. A parte i blitz con la vernice, a innervosire è sempre stata la tendenza di «Ultima generazione» a incatenarsi in mezzo alle strade a grande scorrimento: nel novembre 2024, a Panama, il pensionato settantasettenne Kenneth Darlington scese dall'auto di fronte a una barricata umana che bloccava il traffico a Chame, lungo l'autostrada Panamericana, e, dopo una breve discussione, seccò due manifestanti con una pistola.
In compenso giovedì scorso, in Germania, in un'intervista allo Spiegel, il responsabile tedesco di «Ultima generazione» ha spiegato che il movimento presto si sarebbe ribattezzato «Nuova Generazione». Un colpo di vernice e via.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.