Col Def "non ci saranno tagli, né aumenti". Ma le parole di Matteo Renzi non hanno affatto rassicurato i Comuni e gli enti locali che - già tartassati da anni - temono una nuova spending review ai loro danni.
"Dal 2010 ad oggi, tra taglio dei trasferimenti e patto di stabilità, i Comuni hanno fatto sacrifici per 17 miliardi di euro", accusa Piero Fassino al Corriere della Sera, "E questo nonostante incidano poco sia sul totale del debito pubblico (il 2,5%) sia sull’intera spesa pubblica (il 7,6%). Mi pare che altri abbiano contribuito molto meno al risanamento dei conti pubblici". Il sindaco di Torino e presidente Anci si riferisce in particolari alle "amministrazioni centrali dello Stato" per cui i tagli previsti "sono rimasti sulla carta", visto che a differenza dei Comuni - per cui "i soldi non arrivano punto e basta" - per i ministeri "il percorso è più complesso".
Per Fassino, comunque, non si tratta solo di una questione di soldi, soprattutto dopo che dal 2011 sono cambiate le regole di bilancio per i Comuni con "64 decreti, uno ogni 15 giorni": "I macro saldi di bilancio li deve fissare il governo. Ma su come arrivarci in ogni Comune a decidere devono essere i sindaci. Anche noi siamo uomini di governo, abituati ad assumerci le nostre responsabilità".
Sulle barricate anche le Regioni. "Credo che l’unico settore in cui si possa ancora intervenire sia quello della riduzione del numero delle società partecipate", dice Sergio Chiamparino a Repubblica, "Ma qui dobbiamo dirci le cose con chiarezza, senza prese in giro: la riduzione delle partecipazioni regionali è certamente un’operazione virtuosa ma i suoi effetti non sono immediati. Si vedono nel medio periodo ed è dunque illusorio pensare che questa possa essere la chiave per consistenti riduzioni di spesa nel 2016".
Il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Piemonte ritiene "paradossale" l'ipotesi di nuovi tagli poco dopo aver concluso la trattativa sulla legge di Stabilità. "Nel 2014 le Regioni hanno tagliato 5,5 miliardi di euro. Un miliardo e settecento di tasse nazionali che serve a garantire il monte stipendi dei dipendenti. Al contrario, noi avremmo bisogno di garanzie di segno opposto: il taglio di 2,2 miliardi del fondo sanitario che abbiamo accettato per quest’anno non potrà essere replicato per il prossimo, a meno di non ridurre le prestazioni. Credo che ci siano amministrazioni centrali dello Stato che potrebbero forse contribuire maggiormente alla riduzione delle spese".
"È un’assoluta porcheria perché le tasse sono aumentate. Hanno dato 80 euro ai cittadini per poi ritrovarci che lo stesso giorno, lo stesso governo ha aumentato l’Iva e si è inventato una nuova tassa che è la Tasi. Nel concreto la somma di questi due aumenti vale molto, molto di più degli 80 euro dati", ha attaccato poi il governatore del Veneto Luca Zaia, "Le tasse sono aumentate e si taglia ai comuni e agli enti pubblici prova ne sia che anche in Regione Veneto c’è una proposta di tagli nella sanità da 240 milioni di euro. Da un lato ci dicono che siamo i migliori in Italia, dall’altro ci tagliano le risorse".
Critiche arrivano persino dal fedelissimo Dario Nardella che se la prende in realta con gli altri Comuni: "Le sembra spiegabile il fatto che la città metropolitana di Bologna abbia il 5% di tagli e la città metropolitana di Firenze abbia il 23% dei tagli?", ha detto il sindaco di Firenze ai microfoni di Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, "Vi sono dei criteri tecnici che stabiliscono una serie di modalità; io pongo il problema che dobbiamo risolvere tutti insieme.
Spesso sono colpiti gli enti locali più virtuosi. Poniamo un tema non facendo polemica tra sindaci e governo, ma su come si possono applicare dei tagli proporzionali e giustificabili ai vari enti locali sulla base anche delle loro capacità".
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