Concordato, c'è la proroga. Niente web tax agli editori

Oggi il decreto per allungare la scadenza a dicembre. Emendamento Fi alla manovra per "salvare" i media

Concordato, c'è la proroga. Niente web tax agli editori
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Il decreto legge per la riapertura dei termini del concordato preventivo biennale sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri oggi. La nuova scadenza prevista sarà il 12 dicembre. Il provvedimento, secondo quanto si apprende, dovrebbe poi confluire come emendamento nel decreto fiscale, all'esame della commissione Bilancio del Senato.

«Noi di Forza Italia siamo sempre stati convinti che per ottenere un sistema fiscale equo e giusto per i cittadini sia indispensabile favorire un rapporto collaborativo tra fisco e contribuente, basato su trasparenza e fiducia reciproca», ha dichiarato il senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione bilancio a Palazzo Madama, Dario Damiani. «Uno strumento come il concordato preventivo biennale va in questa direzione. Per questo è indispensabile consentire a quanti più soggetti interessati possibile di cogliere questa opportunità», ha aggiunto precisando che «abbiamo lavorato con i nostri alleati in questa direzione, convinti che la soluzione più efficace sia quella di un decreto legge, immediatamente esecutivo».

La prima fase, infatti, ha dato in poco tempo un buon risultato. Il gettito conseguito in un paio di mesi (considerato che il dl Fiscale ha ulteriormente aggiornato la normativa ampliando la platea) è stato di 1,3 miliardi, proseguire con una seconda fase consentirebbe di ampliare gli incassi per lo Stato. E, soprattutto, come ha specificato ieri il presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante l'incontro con i sindacati, «è chiaramente intenzione del governo intervenire» anche sull'aliquota intermedi Irpef del 35%, «ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo».

Non a caso un emendamento presentato da Fi alla legge di Bilancio prevede la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33 per cento, mentre un altro si propone di estendere questa fascia ai redditi fino a 60mila euro.

Ieri pomeriggio alle 16, infatti, scadeva il termine per presentare in commissione Bilancio alla Camera le proposte di modifica alla manovra: ne sono arrivate circa 4.500 delle quali 1.200 dalla maggioranza e 3.300 dall'opposizione. In particolare, tra le richieste di Forza Italia spiccano il rinvio della sugar tax fino a luglio 2026, l'aumento delle pensioni minime a 623 euro (dai 618 euro previsti dalla manovra) e la soppressione della norma che introduce un componente del ministero dell'Economia nel collegio dei revisori delle società che ricevono contributi pubblici.

Ma uno degli emendamenti più rilevanti è quello che salvaguarda il mondo dell'informazione dell'estensione della web tax per la quale la manovra ha eliminato la soglia di fatturato a 750 milioni di euro. L'esenzione è prevista per la Rai, per tutti i fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici nonché le testate online registrate presso il Tribunale (cioè sia quelle emanazione di quotidiani cartacei che i giornali nativi digitali). In questo modo la web tax tornerebbe fondamentalmente alla sua struttura originaria. Il problema di gettito non si porrà l'anno prossimo ma nel 2026 in cui si prevedeva di incassare 51,6 milioni. «Avere un'editoria in salute significa avere cura del pluralismo e dunque della nostra democrazia», ha spiegato il capogruppo alla Camera di Fi, Paolo Barelli. «La concorrenza sul mercato pubblicitario che comprende i sistemi digitali internazionali ha fortemente penalizzato le testate: vogliamo cambiare pagina», ha aggiunto sottolineando che «l'editoria italiana ha bisogno di sostegno per poter continuare a rappresentare un baluardo di democrazia e pluralismo; per questo ci siamo impegnati anche a consolidare il fondo per il pluralismo con un intervento strutturale».

Tra gli emendamenti della Lega si segnalano la proposta di una rottamazione-quinquies per le cartelle cioè dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. La proposta prevede che i debiti potranno essere estinti in massime 120 rate mensili dal 31 luglio 2025 senza corrispondere interessi, sanzioni e aggio, versando le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso delle spese di notifica.

Un'altra proposta a firma del capogruppo in commissione Finanze alla Camera, Giulio Centemero, prevede la soppressione dell'aliquota sulle plusvalenze da cripto-attività al 42% per farla tornare al 26% - e istituire un tavolo permanente fra le associazioni maggiormente rappresentative del settore. Finanziamento alla sanità, congedi paritari e rifinanziamento del fondo automotive sono i temi su cui si sono ritrovate unite le opposizioni.

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