Nuova scadenza, nuova delusione per i 23mila medici del «concorso fantasma» per le scuole di specializzazione. Era attesa per ieri la decisione del Consiglio di Stato sui ricorsi che da mesi hanno inceppato la macchina concorsuale che dovrebbe disegnare il percorso professionale di 14mila medici.
Cresce la contestazione verso il ministro dell'Università Gaetano Manfredi che, dopo mesi di ritardo nelle assegnazioni dei posti, ha dato un'intervista rassicurante lo scorso 6 dicembre prospettando una conclusione della vicenda con assegnazioni dei vincitori il 30 dicembre. Una data così improbabile che lo stesso ministro aggiungeva una seconda possibilità: «Se i tempi saranno troppo stretti, rinvieremo l'inizio al 15 gennaio per dare il tempo a chi deve cambiare città di sistemarsi». Una possibilità auspicata dalle associazioni degli specializzandi che pure vorrebbero concludere in fretta l'iter dopo aver aspettato per tre mesi di sapere quale sarebbe stato il proprio destino. Ora però c'è di mezzo anche la concreta prospettiva delle nuove restrizioni agli spostamenti nel periodo delle festività a complicare l'iter che si sarebbe dovuto chiudere già il 5 ottobre con la pubblicazione delle graduatorie e il 13 con le assegnazioni. E invece, la scelta del ministero di prevedere inedite incompatibilità per i partecipanti al concorso e l'imbarazzante errore in una delle domande del quiz (la radiografia di una frattura stampata al contrario) ha condotto la procedura a uno stallo incredibile in piena emergenza Covid.
Stallo che potrebbe prolungarsi e scompigliare i piani dei giovani medici, ma anche quelli del ministero, perché il Consiglio di Stato starebbe valutando la possibilità di esprimersi direttamente nel merito dei ricorsi, anziché in sede cautelare. Il risultato sarebbe di dare maggior certezza alle assegnazioni ma, con ogni probabilità, anche un ulteriore allungamento dei tempi.
Già, i tempi. Mentre l'emergenza impone immani sacrifici al sistema sanitario, il fattore tempo non è una variabile trascurabile. Varie forze politiche, anche di maggioranza, stanno pressando Manfredi perché sciolga i troppi nodi di un concorso molto atteso anche dal sistema sanitario. Ultima Laura Boldrini, con un'interrogazione in cui chiede al ministro di concedere agli specializzandi un tempo congruo per apprendere della propria destinazione e organizzarsi per entrare in servizio, magari dall'altra parte d'Italia. Molti dei medici hanno già un lavoro o, nel frattempo, potrebbero ricevere nuove offerte e si troverebbero a doverle rifiutare nell'incertezza sul concorso.
Ma non è tutto: i dubbi sull'assegnazione gettano una nuova ombra anche sulla sospirata campagna vaccinale contro il Covid. Perché il commissario straordinario Domenico Arcuri avrebbe chiesto di poter arruolare gli specializzandi nella campagna di somministrazione e il ministro Manfredi ha dato una risposta che ha fatto infuriare ancora di più la categoria: gli specializzandi parteciperanno e saranno ripagati con Cfu, i crediti formativi. «Il ministro in una nota alle facoltà di Medicina e Chirurgia riportava che era in via di formulazione una norma per rendere le attività della campagna vaccinale attività formative professionalizzanti delle Scuole di Specializzazione», ha replicato Federspecialisti. «Il ministro -hanno reagito i rappresentanti di categoria- definiva gli Specializzandi studenti che devono seguire corsi anziché medici». L'obiettivo, d'accordo con il ministro Speranza, sarebbe di sfruttare manodopera qualificata a costo zero, alla faccia degli sbandierati investimenti sulla sanità.
Ma si rischia un intoppo: se il Consiglio di
Stato decidesse di pronunciarci direttamente nel merito potrebbero passare giorni o settimane. E la manodopera «a scrocco» degli specializzandi voluta dal governo verrebbe a mancare proprio all'inizio delle vaccinazioni.
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