Le condizioni di Sergio Marchionne, ricoverato dal 27 giugno all'Ospedale universitario di Zurigo, restano stabili nella loro gravità. La vita dell'ex ad di Fca e presidente di Ferrari, è sempre appesa a un filo. Nulla trapela in più rispetto alla nota choc diffusa dal Lingotto sabato pomeriggio: «Sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questo motivo il dottor Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa».
È proprio per la garanzia di massima riservatezza che Marchionne avrebbe scelto la clinica svizzera per farsi operare, ufficialmente, alla spalla destra. In realtà, il problema che ha costretto l'ex ad di Fca alla resa, sarebbe stato di ben altra portata. All'esterno dell'ospedale stazionano, da ieri, una decina di cronisti, tenuti a bada dalla sicurezza. A fare visita all'ex ad di Fca, assistito dalla compagna Manuela Battezzato, sono stati i due figli, Alessio Giacomo e Jonathan Tyler, avuti dall'ex moglie Orlandina, residente tuttora in Svizzera. Gli stessi familiari di Marchionne hanno incontrato il presidente del Lingotto, John Elkann. L'ospedale universitario di Zurigo è noto per essere stato il primo centro medico ad applicare ai pazienti oncologici una nuova piattaforma per la radioterapia nei casi di tumore a prostata, polmone e cervello.
Che Marchionne non stesse bene, era evidente da qualche mese. E questo nonostante l'incredibile volontà di continuare il lavoro quotidiano, caratterizzato da ritmi quasi impossibili da sostenere.
In più occasioni, ribadendo la sua uscita dal gruppo nella primavera 2019, aveva ammesso: «Sono stanco». Il top manager, intanto, guardava già al sul suo futuro alla guida di Ferrari. «Sarò presidente e ad fino al 2021. Perché? Altrimenti non prendo il bonus», la sua risposta condita di ironia.
Ma il destino è stato doppiamente crudele con Marchionne, al quale ha tolto anche la possibilità di godersi totalmente, da numero uno dell'azienda, la passione per le corse e le supercar del Cavallino. La Ferrari resta nel suo cuore, anche in queste ore di sonno profondo nel letto di un ospedale. Amava guidarle personalmente sui circuiti di Fiorano e Balocco. Ma anche in strada. «Quando sei incazzato non c'è di meglio che andare a 300 all'ora», aveva spiegato quattro anni fa, durante un'intervista, a Tommaso Ebhardt, di Business Week. E giù con l'acceleratore della Enzo («è la prima volta che vedevo un tachimetro toccare i 330», ricorda il collega).
Tra la Svizzera e la sua residenza Usa, non lontano da Detroit, nei garage di Marchionne c'è una vera collezione di Ferrari. «Tutte regolarmente acquistate - precisa una persona bene informata -. Il numero è sicuramente a doppia cifra». Il valore potrebbe aggirarsi tra i 2 e 3 milioni, vista la presenza anche di alcune serie speciali.
Di ogni modello performante di Fca, Marchionne ne custodiva almeno uno in garage, come l'Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio tutta nera (il suo colore preferito, proprio come il pullover d'ordinanza) sulla quale è salito il 2 dicembre scorso dopo la presentazione, ad Arese, dell'accordo tra Biscione e Sauber per la Formula 1.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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