Confessa il compagno della nonna: ho picchiato Ryan

L'uomo, 70 anni, aveva parlato di un incidente d'auto, poi il crollo. È indagata pure la donna

«Deve marcire lentamente!». Il papà di Ryan, Simone, scatena tutta la sua rabbia nei confronti dell'uomo che ha pestato a sangue il figlio di sei anni. E che poi ha simulato l'investimento di un'auto pirata. Basta visionare le telecamere di via Gallardi, a Ventimiglia, per far crollare la storia che L.C., 70 anni, indagato assieme alla nonna del bambino, ha inventato. Non solo. A collaborare con la Procura di Imperia un supertestimone. L'uomo giura di aver visto il piccolo nel primo pomeriggio del 19 dicembre sotto casa, in un'area privata in cui non circolano macchine. Ryan, inoltre, era a piedi nudi a fine dicembre. Particolare che smonta la ricostruzione messa a verbale in un primo momento dalla nonna e dal suo compagno. Ovvero che Ryan era fuggito di casa. Mercoledì l'uomo si presenta in questura per costituirsi. «Si, l'ho picchiato io», dice alla polizia. Botte, calci, pugni e colpi persino con il bastone di una tenda, tanto da procurare fratture di ben 8 vertebre, una costola e un braccio, la lesione della milza e la perforazione di un polmone. Indagata, a piede libero, anche la nonna materna per concorso in lesioni gravissime. Al pm Maria Paola Marriali la donna avrebbe raccontato che Ryan li aveva fatti arrabbiare.

È l'ora di pranzo. La donna prepara fettine panate per lui e per il fratellino più piccolo, di 5 anni. Lo chiama per farlo sedere a tavola ma Ryan non risponde. Anziché andare in cucina entra nella camera del compagno. L'uomo, che lo stava cercando per tutta casa, perde la pazienza e lo riempie di botte. Una storia tutta da verificare per gli inquirenti, compatibile con le ferite ma solo con quelle. Quando, poi, i due si accorgono che il bimbo sta molto male lo caricano in macchina e lo portano dal padre, che ha un'attività commerciale in piazza della Costituente. E qui la posizione della donna si aggrava. Non chiamano i soccorsi, i due. E, purtroppo, durante quei tre chilometri, sballottato dall'auto in corsa, un polmone di Ryan si perfora. Il papà, appena vede il figlio, allerta il 118 e il bimbo viene trasportato in elicottero al Gaslini di Genova, dov'è tuttora ricoverato in coma farmacologico. Quando arriva dal papà Ryan, a quel punto, non parla più.

Cosa avrebbe potuto spiegare ai suoi genitori di quella terribile giornata? La Procura, del resto, non crede ai futili motivi che sarebbero alla base del drammatico pestaggio. Cos'altro nascondono la nonna e il suo compagno?

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