«Si, ho sparato io. L'ho fatto solo per difendermi». Confessa dopo un lungo interrogatorio il 17enne che venerdì notte ha ucciso a colpi di pistola Santo Romano, 19 anni. Giovane promessa del calcio di una squadra dell'Eccellenza Campania, «Santino» era intervenuto in piazza per difendere un amico in una lite scoppiata per una cosa da niente fra due gruppi di ragazzi.
Casus belli, un pestone su un piede del minorenne del quartiere Barra, Napoli, pregiudicato e uscito il 28 maggio dal carcere minorile di Nisida dopo una condanna a un anno e mezzo per spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale. Il baby killer, individuato grazie alla testimonianza di Salvatore, l'amico di Santino ferito a un braccio durante la sparatoria, e alle registrazioni delle telecamere piazzate sulle strade di San Sebastiano al Vesuvio, era stato arrestato il 31 gennaio per detenzione di sostanze stupefacenti. Nonostante la condanna a 18 mesi di carcere, nemmeno 4 mesi dopo l'arresto viene rimesso in libertà. Davanti al pm della Procura dei minori e ai carabinieri di Torre del Greco l'indiziato numero uno nega tutto. Per ore. «Non so nulla, io non c'ero nemmeno in piazza Capasso». Ma la sua auto, un'utilitaria con targa polacca, è quella congelata nelle immagini delle videocamere poco dopo le 24,40 in direzione Napoli. I militari la ritrovano sotto casa del 17enne. All'interno alcune dosi di marijuana e un bilancino di precisione. Inchiodato da tutti gli elementi raccolti dagli inquirenti, assistito dall'avvocato Luca Raviele, al 17enne non resta che confessare. «La pistola? L'ho comprata dagli zingari di un campo rom per poche centinaia di euro». Quanto basta per firmare il decreto di fermo con le accuse di omicidio volontario aggravato, tentato omicidio, detenzione illegale di arma da fuoco, possesso di droga. Santino, un «gigante buono» ricordano amici e compagni di squadra, non era nemmeno coinvolto nella lite. Secondo la Procura il 19enne si mette in mezzo ai due gruppi di esagitati durante la scazzottata per fare da paciere, come messo a verbale dai testimoni. «Lui era così, sempre pronto ad aiutare chi si trovava in difficoltà», raccontano i ragazzi dell'Asd Micri di Pomigliano d'Arco.
Come Willy Monteiro Duarte, 21 anni, massacrato di botte e ucciso a Colleferro nel 2020 per aver difeso un compagno di classe durante una lite con un gruppo di picchiatori di Artena, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. In attesa della convalida del fermo, il 17enne è rinchiuso nel Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei, Napoli. «Santo non meritava di finire così», dice la fidanzata.
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