È difficile tradurre la parola finlandese sisu. Lo si può fare con perseveranza. Con resilienza. Oppure con forza di volontà. O, meglio ancora, utilizzando tutte queste parole insieme.
Perché sisu ha a che fare con l'animo delle persone, con ciò che hanno al loro interno e che permette loro di resistere contro tutto e tutti, soprattutto nei momenti più disperati.
È quella forza che ti fa sperare contro ogni speranza. Di reagire a ciò che sembra impossibile, ma che diventa realtà. La parola è usata dai finlandesi per darsi forza durante la guerra d'inverno contro l'Unione sovietica e che ora viene utilizzata per prepararsi ai tempi che verranno. E che non saranno affatto facili, almeno secondo quanto si legge in Più sicuri insieme.
Rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare dell'Europa, il report realizzato per la Commissione europea da Sauli Niinistö, ex presidente della Repubblica finlandese.
Dobbiamo, come europei, essere pronti a qualsiasi scenario (soprattutto il peggiore) bellico, climatico o pandemico. E, per farlo, dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare. Anche perché i nostri avversari «ci hanno preso di mira cercando i punti deboli nella nostra protezione, approfittando delle nostre divisioni politiche e cercando di usare qualsiasi arma contro di noi».
Il mondo di oggi non è privo di pericoli. Anzi. È pieno di imprevisti ma «se ci prepareremo per gli eventi che possiamo prevedere, allora saremo maggiormente in grado di gestire quelli inaspettati». Come una possibile guerra con la Russia, per esempio, che «ha già espanso la propria capacità di produzione industriale e militare e aumentato le proprie forze armate», nonostante le grandi perdite subite in Ucraina. Ma non solo. «La retorica della guerra permanente contro l'Occidente, la militarizzazione della società russa e i piani per estendere la presenza militare lungo il confine nord-occidentale e nell'Artico sono indicativi di un aumentato rischio di una possibile aggressione contro l'Ue e la Nato».
E l'Europa non saprebbe cosa fare per difendersi. Si legge infatti nel report: «Non abbiamo un piano definitivo in caso di aggressione a un Paese membro». Ed è ora di pensarlo. Perché ciò che fino a poco tempo fa sembrava impossibile - una guerra nel Vecchio continente - è diventata realtà il 24 febbraio del 2022, con l'invasione dell'Ucraina. Oltre a una Difesa comune, i Paesi europei dovranno cominciare a condividere sempre più informazioni di intelligence fino ad arrivare a «un servizio Ue a pieno titolo per la cooperazione in materia di intelligence». Ma questi sono i piani macro, per i quali tra l'altro mancano adeguati fondi.
Ogni cittadino, in caso di crisi, dovrà fare la propria parte (e oggi il 58% della popolazione si dice impreparato), iniziando con il fare scorte, già ora, che gli permettano di sopravvivere per almeno 72 ore.
Ma, prima di tutto, è il cambio di mentalità che dovrà essere fatto. Un cambio di mentalità che preveda nuovi modi pensare, di pianificare e, infine, di agire. Ognuno dovrà sviluppare la propria sisu. Prima che sia troppo tardi.
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