"Il conflitto e le tensioni dureranno ancora. All'orizzonte vedo uno scenario coreano"

L'ex ambasciatore presidente di Ispi: "Italia impegnata con coerenza. Il Vaticano? Non ha un vero piano di pace ma può essere prezioso"

"Il conflitto e le tensioni dureranno ancora. All'orizzonte vedo uno scenario coreano"
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«L'Italia esce da questi incontri come un Paese serio che mantiene la rotta e lo fa attraverso l'unità di tutte le istituzioni e di tutte le forze politiche». L'ex ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi, giudica positivamente la visita del presidente ucraino Vlodomir Zelensky nel nostro Paese.

Giorgia Meloni e Vlodomir Zelensky si sono incontrati senza la presenza degli interpreti. È segno di una forte amicizia?

«Il fatto che si siano parlati a quattr'occhi e che entrambi parlino un ottimo inglese consente di parlarsi senza intermediari e questo è segno di un grande rapporto di fiducia tra i due. Il carattere di questo rapporto riflette una linea coerente del governo italiano che è iniziata con il Draghi subito dopo l'invasione russa e che Meloni ha tenuto e rafforzato. La visita di Zelensky conferma l'impegno dell'Italia, membro dell'Ue e della Nato».

L'incontro in Vaticano, invece, non ha avuto gli esiti che il papa sperava...

«Da parte del Vaticano c'è la volontà di operare affinché questa carneficina di civili finisca presto, ma non esistono piani di pace precisi. Siamo alla vigilia di un'importante controffensiva ucraina e la situazione sul campo è tale per cui, se ci fosse una tregua, l'invasore russo controllerebbe circa il 20% del territorio ucraino e questo non si può oggettivamente consentire. Non è questo il momento delle mediazioni anche perché pure la Russia crede di poter consolidare quanto guadagnato finora in Ucraina. Vi sono, però, due aspetti importanti per cui l'operato della Santa Sede può risultare prezioso. Il primo riguarda l'azione umanitaria della Santa Sede, soprattutto per quanto riguarda i bambini ucraini che sono stati condotti in Russia e il cui destino non è chiarissimo. Il secondo riguarda il tema dei prigionieri ucraini che si trovano in Russia».

Quando e come potrà finire la guerra?

«Secondo me, la guerra durerà ancora e, anche qualora si interrompesse, non finirebbe. La tregua premierebbe l'aggressore e solo in primavera inoltrata sapremo se la controffensiva ucraina porterà ad avere lo spazio per una mediazione. Si potrebbe, infatti, avere anche una situazione di tipo coreano in cui le due parti smettono di combattere, ma il conflitto può riaccendersi in qualsiasi momento. L'Europa, dunque, non tornerebbe a una fase di collaborazione ma si avrebbe una fase di tensione. Il muro di Berlino è caduto, ma si inaugura una fase diversa e non migliore per la quale dobbiamo attrezzarci».

Quante possibilità ha l'Ucraina di entrare nell'Ue?

«Siamo in una fase politica favorevole ad accelerare al massimo le procedure, ma questo processo ha le sue tappe e le sue tecnicalità. L'Ucraina, dal punto di vista del suo sviluppo economico e del suo sistema istituzionale è indietro e, in condizioni normali, potrebbe comunque accedere all'Ue, ma avrebbe bisogno di più tempo».

Che implicazioni avrebbe l'ingresso dell'Ucraina nella Nato?

«L'Occidente ha sempre detto che l'Ucraina va aiutata con ogni mezzo, ma non è in guerra con la Russia e non ammette un confronto militare diretto con Mosca. Questo significa che bisognerà trovare dei meccanismi tali tra l'Ucraina e la Nato che siano compatibili con questa regola d'ingaggio. Si dovrà capire come mettere al riparo Kiev da eventuali altre aggressioni o minacce russe, indipendentemente dal fatto che sia parte della Nato o meno».

Anche in caso di una sconfitta della Russia sarà difficile, per l'Ucraina, entrare nella Nato?

«È un'ipotesi che escludo».

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