La confusione Reale di Emanuele Filiberto. "Aversa in vendita? No, anzi raddoppio"

Il club: "Contestati da ultrà che non parlano in italiano". Poi la retromarcia

La confusione Reale di Emanuele Filiberto. "Aversa in vendita? No, anzi raddoppio"
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Una reale confusione. Ma bisognerebbe proprio parlare di confusione reale, visto quanto sta succedendo attorno al Real Aversa, formazione del campionato di Eccellenza campano, recentemente rilevato da sua altezza Emanuele Filiberto di Savoia. E certo non si sarebbero mai accesi i riflettori su una banale contestazione di una decina di ultrà ad una squadra della quinta categoria del calcio italiano, se questa non facesse parte del progetto ideato dal principe per rilanciare alcune società calcistiche del circondario napoletano, con il nobile intento di offrire un piano di sviluppo sportivo in aree sociali difficili. Peccato che l'aureo progetto principesco si sia scontrato velocemente con una realtà che di nobile ha assai poco, tanto che dopo la pesante sconfitta interna con la Puteolana (1-4), la dirigenza del Real Aversa è stata contestata da una decina di esagitati che sono bastati però a far scattare il formale disimpegno della Casa Reale Holding, la società che aveva rilevato il club ad aprile, dopo essere entrata in possesso del Savoia e prima di completare il trittico con l'acquisizione del Portici.

Ma a poche ore dal duro comunicato pubblicato sui social dell'Aversa, Emanuele Filiberto ha dovuto correre in retromarcia, prendendo la parola in prima persona, smentendo la nota dell'amministratore della società e tranquillizzando il pubblico aversano: «È d'obbligo da parte mia precisare che le dichiarazioni postate sulla pagina facebook del Real Aversa non sono né le mie, né di qualcuno dei miei soci. Anzi, siamo pronti a impegnarci a proseguire nel nostro progetto calcistico, aumentando gli investimenti in attesa della riapertura del mercato. Auspicando che eventi del genere (le contestazioni, ndr) non si verifichino più e che la città prenda le distanze da persone che non la rappresentano».

Insomma, retromarcia reale. Con l'obiettivo di consolidare un progetto che però, a chi lo guarda da lontano, appare un po' dispersivo. Perché, passi che Filiberto si impegni a rilanciare il Savoia, squadra nata proprio per inneggiare alla casa reale, ma poi perché allargarsi con l'Aversa? Solo perché l'hanno ribattezzato Real? Per non parlare dell'operazione Portici, che è l'ammiraglia del gruppo (giocando in serie D), ma che aveva scatenato addirittura i neoborbonici locali, insorti all'idea che la loro squadra passasse nelle mani dei Savoia usurpatori...

Forse il principe avrebbe fatto meglio a concentrarsi sul solo Savoia, che già avrebbe bisogno di forti investimenti per tornare almeno in serie C, se non nella B toccata una ventina d'anni fa.

O meglio ancora, per non farsi insultare inutilmente da quattro scalmanati (che come recita il comunicato dell'Aversa «non sono neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto»), potrebbe banalmente imitare suo nonno Umberto II e accomodarsi in tribuna a tifare Juve.

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