Migranti, accordi con Tunisia e Albania, Ong e addirittura sul ruolo delle donne, il Consiglio d'Europa boccia senza appello l'Italia. Peccato che la commissaria bosniaca, Dunja Mijatovic, sia molto vicina ai talebani dell'accoglienza e già in passato abbia fatto gongolare la sinistra. Il rapporto che «condanna» il nostro Paese e l'operato del governo Meloni si basa su un viaggio in Italia di quattro giorni. Il 21 giugno Mijatovic incontrava a Roma le Ong, compresa Mediterranea di Luca Casarini e soci. Valeria Taurino, di Sos Mediterranee, ha dichiarato che è «stato un incontro leale e proficuo nel corso del quale abbiamo trovato ascolto, competenza e comprensione per le nostre istanze». Poi aggiungeva profetica: «Siamo certi che contribuirà a dare nuova spinta alla preziosa azione a tutela dei diritti umani portata avanti dalla Commissaria».
Non ci si può stupire se saltano fuori raccomandazioni da talebani dell'accoglienza per di più smentite 24 ore prima dalla vera Commissione europea. Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale che nulla ha a che fare con le istituzioni di Bruxelles, ma gioca sull'ambiguità. La commissaria, guarda caso laureata a Bologna, spara a zero sui difficili accordi stretti da Meloni per contrastare l'ondata migratoria. «La cooperazione con altri Paesi, in particolare la Tunisia dovrebbe essere subordinata a garanzie complete in materia di diritti umani» sostiene Mijatovic.
Su Tirana va giù ancora più dura denunciando «l'assenza di garanzie adeguate in materia di diritti umani nel Protocollo di accordo concluso con l'Albania». Solo 24 ore prima la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, scriveva in una lettera ai 27 paesi Ue, che l'accordo Italia-Albania sui migranti «è un esempio di pensiero fuori dagli schemi» che non viola proprio nulla e potrebbe essere preso come modello. Ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che la sospensione dell'accordo decisa dalla Corte costituzionale albanese «è una questione di tipo giuridico che credo si risolverà in tempi abbastanza rapidi».
Ovviamente qualsiasi collaborazione con la Libia, come le motovedette pagate dall'Europa e consegnate dall'Italia, «dovrebbe essere sospesa, tenuto conto delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani commesse in quel Paese».
L'ultrà del Consiglio d'Europa, che in gennaio si era già schierata a spada tratta contro il decreto sulle Ong del ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, torna all'attacco. L'Italia deve abolire le norme «che ostacolano la ricerca e il salvataggio da parte delle Ong». In pratica lasciare mano libera ai taxi del mare. Poi ricorda che la «criminalizzazione» delle organizzazioni non governative «va contro gli obblighi» che l'Italia è tenuta a rispettare sulla base del «diritto internazionale». La filo Ong invita pure il nostro paese ad adottare una serie di misure per «difendere meglio i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e delle donne». A questo punto si scivola nel ridicolo: «La disuguaglianza di genere è profondamente radicata nella società italiana e rimane pervasiva nella vita quotidiana».
Il governo fa notare, dati alla mano, quante donne occupino ruoli apicali, a cominciare dal premier Giorgia Meloni. Il gentil sesso è in maggioranza anche fra i magistrati e metà dei medici sono donne. Mijatovic, strenua paladina di tutti i Pride, si lamenta pure della scarsa «protezione giuridica delle persone Lgtbi».
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