Salvini non si discute, o forse sì. A due giorni dalle elezioni, il pallottoliere della Lega si è fermato su numeri davvero striminziti, per quello che voleva essere un grande partito nazionale.
La rappresentanza parlamentare è falcidiata, a partire dall'esclusione eccellente del «Senatùr», Umberto Bossi. E se anche l'ex segretario Roberto Maroni parla (sul Foglio) di un «nuovo segretario», vuol dire che le scosse all'interno sono forti.
Il quadro complessivo è un tracollo: 8,8% dei voti su base nazionale (dal 17% del 2018) ritirata dal Sud e ridimensionamento forte in tutte le regioni del Nord. Troppo, per non aprire una «riflessione interna» - come si dice un po' in politichese, e qualcuno più prosaicamente parla di una «caccia al segretario».
Certo, Salvini e i suoi fanno quadrato. Nella Lega, d'altra parte, il segretario federale è sempre stato intoccabile e al riparo da critiche, e gli avvicendamenti al vertice rari. La «contraerea» è partita anche stavolta. Il commissario lombardo Fabrizio Cecchetti ieri ha pubblicato sul suo profilo una foto che lo ritrae con Salvini: «Da subito al lavoro per la nostra terra». E l'europarlamentare Marco Zanni, nella sede di via Bellerio, a chi gli chiedeva Salvini fosse in discussione, ha risposto: «Assolutamente no, è il leader della Lega e continuerà ad esserlo». La fronda però sale di tono e di livello. Il votatissimo eurodeputato pavese Angelo Ciocca - già in rotta di collisione coi salviniani - si è detto «indignato, offeso e deluso» per l'esclusione di Bossi. Il consigliere lombardo Marco Colombo è uscito chiedendo congressi a tutti i livelli: «Abbiamo preso una batosta ed è inutile negarlo». La rivolta soffia da Nord. In Veneto è partita una petizione per chiedere la convocazione del congresso della «Liga Veneta» e lo stesso in Lombardia.
Delusi ed esclusi non sono più una manciata di nostalgici come nel 2017. Salvini ha ricandidato tutti i fedelissimi, ma ora deve fare i conti con chi è rimasto fuori. «Visti i risultati a dir poco deludenti - ha scritto ieri Gianpaolo Vallardi, senatore per due mandati - da semplice militante chiedo formalmente al commissario Liga Veneta Alberto Stefani che quanto prima si possa avviare una serena ma formale discussione interna».
Ieri si è celebrato il Consiglio federale. Alla fine si è parlato di una «discussione franca» ma è emersa la «tutela assoluta del segretario federale Matteo Salvini: nessuno lo ha messo in discussione» fanno sapere fonti della Lega. L'incontro durato quasi 4 ore «ha confermato piena fiducia a Salvini», conferma il governatore Massimiliano Fedriga («è andata benissimo»). La richiesta del direttivo federale della Lega è che «Salvini sia protagonista nella prossima compagine di governo con un ministro di peso». La nota della Lega parla anche di «rammarico per la percentuale raggiunta, che si sperava migliore» e fa sapere che «molti» l'hanno spiegata «con la convivenza forzata con Pd e 5 Stelle».
I colonnelli salviniani inoltre accusano i governisti. «Le colpe sono tutti, anche di alcuni governatori e ministri che hanno convinto Salvini, che non voleva, ad entrare nel governo Draghi».
La nota di partito fa sapere che «in apertura è stato sottolineato il calendario di tutti i congressi da celebrare nelle città entro la fine di ottobre». Ma su tutto aleggia un congresso vero. «Ora si parla di un congresso straordinario della Lega - scrive Maroni - Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma per adesso non faccio nomi».
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