Consultazioni flop: adesso si prepara a scendere in campo il mediatore Fico

Il presidente della Camera potrebbe provare a rimettere insieme i cocci della maggioranza. Sgarbo istituzionale di Conte: telefona a Renzi mentre il rivale sta per andare al Quirinale

Consultazioni flop: adesso si prepara a scendere in campo il mediatore Fico

Roma. E niente, proprio non ce la fa, non ci sono i numeri. Al termine della seconda giornata di consultazioni, Sergio Mattarella può mettere agli atti il fallimento definitivo dell'operazione responsabili: i dieci senatori del nuovo gruppo europeisti-patchwork non bastano a formare una maggioranza, perciò senza Italia Viva il Conte ter non può nascere. E forse nemmeno con, viste le condizioni poste da Matteo Renzi. Così, alle otto di sera, mentre si allontana la «praticabilità» di un veloce reincarico, il capo dello Stato può trarre le prime conclusioni e organizzare le mosse successive. O nelle prossime 24 ore si verificherà un miracolo, o toccherà «inventarsi qualcosa». Una pausa di riflessione? Un mandato esplorativo a Roberto Fico, come vuole Renzi? Un nuovo giro di incontri con i partiti? Forse, se servirà, anche tutte e tre le cose.

Prima magari - se oggi i grillini non faranno saltare il tavolo - proverà con il presidente della Camera, già spedito dal Colle un anno e mezzo fa a verificare la possibilità di mettere insieme Cinque Stelle e Pd, che all'epoca erano diavolo e acqua santa, e tornato indietro con un «si può fare». Non che Fico sia un campione di diplomazia, però ha la carica istituzionale e le posizioni politiche giuste per tentare il riaggancio. Del resto, fanno notare dal Quirinale, se il problema è tra Conte e Renzi, a trattare deve essere una terza persona. L'esploratore, in questo caso il presidente di Montecitorio, negozierebbe forte del fatto di non essere direttamente interessato a formare e a guidare il governo. Il compito di Fico? Vedere se c'è spazio per rimettere in sesto la coalizione uscente. Capire se il senatore di Firenze si accontenta di umiliare «il professor Conte», come lo chiama. Se pretende il suo scalpo.

Una mediazione che il premier dimissionario non gradisce per niente. La considera una trappola. Primo, è del suo stesso partito di riferimento e quindi potrebbe smuovere le acque intorbidite dei pentastellati e indirettamente rimettere in gioco nella corsa Luigi Di Maio. E poi: già Renzi sembra avere la partita in mano, se poi scende in campo Fico, il suo potere contrattuale cala ancora. Il leader di Italia Viva potrebbe infatti dichiararsi d'accordo nel ricostituire la maggioranza giallorossa, a patto di cambiare cavallo a Palazzo Chigi. E non è sfuggita al Colle l'ennesima scortesia istituzionale del presidente del Consiglio che, rompendo il ghiaccio che si è formato nelle ultime settimane, ha telefonato al rivale per trattare di persona, un'ora prima che la delegazione di Iv salisse al Quirinale.

L'idea Fico piace invece assai a Matteo, al punto di essere lui a proporla a Mattarella durante il lungo incontro davanti al tavolone bianco, quando il presidente gli chiede che ne pensi di un incarico a Giuseppi. Nessun veto personale, spiega, «non è un problema di caratteri e di simpatie», bensì politico. «Non siamo ancora disponibili a un mandato a Conte», e quell'ancora lascia aperto uno spiraglio. «Dopo tanti insulti devono dirci se ci vogliono o no». Perciò secondo lui non è il momento di conferire un mandato al premier, non ora almeno, se non si risolvono le questioni aperte. Prima i programmi, poi gli uomini. E conferma al capo dello Stato che Italia Viva «è pronta ad impegnarsi se c'è una maggioranza politica». Altrimenti va bene pure una «soluzione istituzionale».

La sostanza è che, nonostante il Quirinale abbia fretta, i tempi si allungano e «la situazione si ingarbuglia». Bisogna far decantare, far maturare svolte, aperture, conversioni. L'eventuale esplorazione di Fico potrebbe prendere il weekend, poi la settimana prossima il presidente della Camera tornerebbe a riferire. Conte e Renzi potrebbero far pace. Potrebbe venir fuori un governo più politico, con un premier M5s e un vice del Pd, o viceversa.

Potrebbero servire altre consultazioni. O altre soluzioni, come una maggioranza Ursula allargata a parte del centrodestra. O anche, ultima carta, il governo del presidente. Ma una cosa alla volta, queste sono le prossime puntate.

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