Una tigre della Malesia è il primo animale contagiato con il coronavirus negli Stati Uniti. Il felino di quattro anni, di nome Nadia, è positivo ma ora sta bene e sembra avviato verso una piena guarigione, come ha spiegato la fondazione Wildlife Conservation Society.
Dopo che i risultati del tampone sono stati confermati, il capo veterinario della struttura di New York si è affrettato a spiegare che «si tratta di un test del tutto differente da quello che viene condotto sulle persone, e non c'è alcuna competizione». Sui social media infatti si era già scatenata la polemica sulla carenza di test per tanti americani con i sintomi del Covid-19. Mentre Nadia sta ricevendo tutte le cure necessarie, sotto osservazione ci sono altre tre tigri e tre leoni, che hanno mostrato sintomi simili.
Su di loro non è per ora stato effettuato nessun tampone, anche perché nei felini per prelevare il materiale genetico necessario bisogna ricorrere all'anestesia generale, che comporta molti rischi. Nadia, sua sorella Azul, due tigri siberiane e tre leoni africani avevano sviluppato tosse secca e perdita di appetito, come ha spiegato Paul Calle, capo veterinario dello zoo. Si ritiene che gli animali siano stati contagiati da un dipendente positivo al virus, ma apparentemente asintomatico: i sette felini, infatti, vivono in due aree della struttura del Bronx e hanno avuto tutti contatti con lo stesso impiegato malato. Il risultato del test ha lasciato sbalorditi i veterinari: «Non ci potevo credere», ha dichiarato il direttore Jim Breheny, il quale si augura che la scoperta possa dare un contributo alla lotta globale contro il Covid-19. «Qualsiasi tipo di conoscenza che otteniamo sulla trasmissione e su come le diverse specie reagiscono ad essa, sarà utile per capire il comportamento del virus anche per le persone», ha assicurato.
La scoperta, comunque, solleva nuove domande sulla trasmissione del coronavirus: il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), che ha confermato i risultati dei test di Nadia, ha fatto sapere però che non vi sono casi noti di virus negli animali domestici o nel bestiame. «Al momento non sembra esserci alcuna prova che suggerisca che gli animali possano diffondere il virus alle persone o che possano essere una fonte di infezione», ha ribadito Jane Rooney, veterinaria e funzionario dell'Usda.
Intanto, negli Usa, il totale dei positivi è arrivato a 347 mila, con oltre 10.300 morti. Il presidente Trump ha avvertito che «nei prossimi giorni ci sarà il picco della pandemia» nel Paese, lanciando tuttavia anche un segnale di speranza: «Vediamo la luce in fondo al tunnel».
Il tycoon insiste sull'uso di alcuni farmaci anti-malaria come la clorochina per curare il coronavirus: «Non abbiamo nulla da perdere e non abbiamo tempo da perdere, la gente muore, non abbiamo tempo per sperimentare». Mentre il luminare della task force della Casa Bianca, il virologo Anthony Fauci, ha messo in guardia sul fatto che gli effetti positivi non sono ancora supportati da dati scientifici.
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