Contagiati 8mila trivaccinati. "Ma i sintomi sono molto lievi e il 1.000% di anticorpi in più"

Contagiati 8mila trivaccinati. "Ma i sintomi sono molto lievi e il 1.000% di anticorpi in più"

Le infezioni in persone già vaccinate migliorano notevolmente la risposta immunitaria alle varianti del coronavirus. È il risultato di uno studio condotto dall'Oregon Health & Science University e pubblicato sul Journal of American Medical Association (Jama). I risultati di laboratorio rivelano che una reinfezione genera una robusta risposta immunitaria contro la variante Delta. Gli autori affermano che i risultati suggeriscono che è probabile che la risposta immunitaria sia altamente efficace contro altre varianti. «Non è possibile ottenere una risposta immunitaria migliore di questa - afferma l'autore senior, il dottor Fikadu Tafesse, assistente professore di microbiologia molecolare e immunologia presso la Ohsu school of medicine- Questi vaccini sono molto efficaci contro le malattie gravi. Il nostro studio suggerisce che gli individui vaccinati e che poi contraggono una nuova infezione hanno una super immunità».

Questo studio è il primo a utilizzare varianti vive di SARS-CoV-2 per misurare la neutralizzazione incrociata nel siero del sangue da casi reinfettati e ha scoperto che gli anticorpi misurati nei campioni di sangue dei casi reinfettati sono sia più abbondanti e fino al 1.000% più efficaci degli anticorpi generati 2 settimane dopo la seconda dose del vaccino Pfizer. In Italia gli ultimi dati dell'Iss indicano 4,1 milioni di terze dose al 4 dicembre e che nel mese dal 19 novembre fino a prima di Natale ci sono state oltre 7.650 diagnosi di Sars-Cov-2 in pazienti con la terza dose, divise più o meno equamente nelle fasce d'età. Altri dati scontano differenze di tempi per diagnosi e notifiche e quindi, pur interessanti, al momento non si riescono a fare una corretta comparazione di tutto lo scenario epidemiologico. È certo però che, nonostante le reinfezioni, che probabilmente saliranno dopo il periodo natalizio, il numero di ricoveri in reparti ordinari e terapie intensive continueranno a essere proporzionatamente bassi, confermando l'efficacia della vaccinazione. Lo studio americano evidenzia ancora che ogni esposizione successiva alla vaccinazione serve effettivamente a rafforzare la risposta immunitaria ai successivi contatti anche con nuove varianti del virus. «Ciò non significa che siamo alla fine della pandemia, ma indica dove possiamo arrivare: una volta vaccinati ed esposti al virus, probabilmente saremo ben protetti da future varianti - aggiunge il co-autore, il dottor Marcel Curlin, professore associato di malattie infettive presso la Ohsu school of medicine - il nostro studio implica che il risultato a lungo termine sarà una riduzione della gravità dell'epidemia mondiale. La chiave è farsi vaccinare, bisogna avere una base di protezione». Al momento non è stato ancora valutato l'impatto in questo senso sull'Omicron ma «sulla base dei nostri risultati studio prevediamo che le reinfezioni per la nuova variante genereranno una risposta immunitaria altrettanto forte tra le persone vaccinate», sostiene Tafesse.

Intanto Sabine Bruckner, capo di Pfizer Svizzera, ha annunciato che un vaccino anti Covid adattato all'Omicron sarà disponibile nella prossima primavera.

Intanto si studia l'efficacia dell'attuale vaccino contro le varianti emergenti e si lavora a una nuova versione del prodotto. Dopo il richiamo «negli adulti la protezione contro la malattia provocata da Omicron è 25 volte superiore. La terza dose ha quindi senso, soprattutto per proteggere da un decorso grave».

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