Contanti, tetto a 3mila euro. In Italia 200 miliardi "cash"

Il ministro Ciriani: "Staremo al di sotto della media Ue". Esercenti e commercialisti: non è un assist agli evasori

Contanti, tetto a 3mila euro. In Italia 200 miliardi "cash"

La balla sul tetto che scotta. Mentre l'esecutivo trova la quadra su una soglia in linea con la media Ue a 5mila euro («Ma potrebbe essere 3mila o 4mila, vedremo», dice il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani), la sinistra non si capacita che la maggioranza dia seguito a uno dei punti chiave del suo programma elettorale e dà i numeri sull'evasione: «Chi gira con 10mila euro cash?», è il mantra dem. Ma chi pensa che la tracciabilità dei pagamenti sia garanzia di trasparenza non ha idea di cosa sia oggi l'economia: ormai si possono riciclare soldi anche attraverso le carte ricaricabili dal tabacchino. La criminalità organizzata investe ormai in criptovalute, cryptoasset e dark web. Liberare i contanti rimasti nei cassetti o sotto i materassi degli oltre 15 milioni di italiani senza conto corrente, che il direttore dell'Osservatorio Eurispes sulle Politiche fiscali Giovambattista Palumbo stima in 200 miliardi di euro, potrebbe invece innescare una sorta di voluntary disclosure che rilancerà anche le entrate fiscali. «Non avrà una particolare incidenza sull'aumento dell'evasione», dice Matteo De Lise, presidente dei giovani commercialisti. «Non è con i tetti al contante che si battono i grandi evasori, lo dimostra la storia degli ultimi anni», insiste Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti. «La vera evasione fiscale si realizza con schemi societari e fittizi», sottolinea il docente dell'università di Bologna l'esperto di antiriciclaggio Ruben Razzante, che sottolinea: «Il sommerso certificato dall'Istat non è diminuito dal 2000 in poi».

In Germania dove il tetto non c'è, la 'ndrangheta compra pezzi di città facendo arrivare gli spalloni carichi di contante. Anche Milena Gabanelli sul Corriere inciampa su questa pericolosa sottovalutazione («Non hanno l'evasione e il sommerso che abbiamo noi»), mandando alle ortiche le prediche del coraggioso pm antimafia Nicola Gratteri, che ben prima della strage di Duisburg del 2007 aveva lanciato l'allarme sull'inquinamento dell'economia legale tedesca da parte della mafia calabrese: «In Germania arrivano milioni di euro provenienti dal traffico di cocaina, ci sono grandi ristoratori che riciclano per conto della 'ndrangheta».

Il paragone che ha fatto Giorgia Meloni è azzeccato soprattutto se si ragiona sulla mancata uniformità di politiche fiscali in Europa. Ci sono Paesi come Irlanda e Olanda che fanno dumping, attraendo anche importanti società italiane di interesse nazionale che hanno sede legale ad Amsterdam. Perché? L'Italia non è attrattiva? Perché la pressione fiscale è alta rispetto ai servizi che offre. E poi c'è la solita, vecchia storia: i 50 euro che l'idraulico ci fa risparmiare senza fattura dovrebbero essere «contendibili», ovvero detraibili o deducibili, e questo nero di cabotaggio non vale le grandi evasioni figlie delle peggiori alchimie contabili nascoste dietro i bilanci consolidati, le frodi Iva o le società «cartiere».

Se poi veramente si vuole incoraggiare il denaro digitale, la strada è una sola: le commissioni bancarie vanno azzerate o quasi, almeno sui valori bollati come marche da bollo e sigarette o con una soglia fino a 50 euro, come chiedono i negozianti. Complice la pandemia i pagamenti digitali sono cresciuti esponenzialmente (183,6 miliardi di euro dal 2020, dati Bankitalia), tanto che il ministro Vittorio Colao aveva anche lanciato il piano cashless.

Solo nei primi sei mesi del 2022 sono aumentati del 20%, 2,1 miliardi le operazioni con i bancomat, per un controvalore di 98 miliardi di euro ma sono costati agli esercenti 772 milioni di euro di commissioni fra commissioni e acquisto/comodato del dispositivo, senza che ci sia competizione tra carte di credito, bancomat e sistemi di pagamento senza costi di nuovissima generazione come Paypal o Satispay.

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