Conte ad Atreju fa il record di "supercazzole"

Il leader del MoVimento 5 Stelle ospite della Meloni ad Atreju tenta di giustificarsi per la mancata candidatura. Ma le motivazioni di Conte non reggono

Conte ad Atreju fa il record di "supercazzole"
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La performance di Giuseppe Conte di ieri, giornata in cui il leader del MoVimento 5 Stelle è stato ospite di Giorgia Meloni ad Atreju, potrebbe restare scolpita in qualche annale. Al netto di alcune considerazioni politologiche, è sul numero di dribbling compiuti dall'ex premier che conviene porre qualche accento.

Partiamo dalla mancata candidatura nel collegio di Roma1: c'è uno scranno che è stato lasciato libero da Roberto Gualtieri, l'ex ministro e deputato che è stato eletto sindaco della capitale. Se fosse dipeso dal Partito Democratico, quel seggio sarebbe stato messo a disposizione per una candidatura di coalizione del vertice grillino. Ma l'avvocato originario di Volturara Appula - come spesso gli è capitato - è scappato.

"Letta ha fatto un gesto di cortesia, non credo ci sia rimasto male", ha esordito, scaricando di fatto la responsabilità della mancata discesa in campo sul segretario Dem che avrebbe fatto tutto da solo o quasi. E ancora: "Ha fatto in modo molto cortese questa proposta, gli ho espresso le mie perplessità". Incalzato dal direttore de Il Tempo Franco Bechis (lo stesso giornalista che ha fatto notare a Conte, che ha proposto di istituire la sfiducia costruttiva, come quest'ultima sia avvenuta de facto con la caduta del suo governo giallorosso e la mossa di Renzi) il capo grillino se n'è uscito con un panegirico sul fatto che questa sia la terza volta che rifiuta una candidatura.

Tutti vogliono candidare Conte, in sintesi, ma dipendesse da lui questo dibattito non esisterebbe. Perché lui vuole entrare "dalla porta principale", ossia quando la sua elezione potrà divenire scontata e non combattuta. Chi conosce due nozioni di politica sa che Conte, con ogni probabilità, sarebbe stato sconfitto tanto al collegio di Primavalle (basta vedere i risultati conseguiti da Virginia Raggi in quel quartiere alle ultime comunali), un'altra meta elettorale ipotizzata, quanto in quello del centro di Roma, il posto di cui si è discusso tanto in questi giorni e per cui, a ben vedere, l'ex giallorosso e gialloverde si è ritirato dopo la discesa in campo di Carlo Calenda, che in quella zona, meno di un mese e mezzo fa, è arrivato primo alle comunali con circa il 30%.

Insomma non si tratta, come ha provato a giustificare l'ex avvocato degli italiani, di non voler "abbarbicarsi al Parlamento", ma di aspettare un'occasione in cui vincere non sarà complesso come lo sarebbe stato nei casi di Primavalle, di Roma centro e di Siena, dove in fin dei conti è stato proprio Enrico Letta a giocare la sua di partita, peraltro vincendo e facendo sì che Conte sia l'unico leader partitico al di fuori delle due Aule della nostra democrazia. Con ogni probabilità, Conte attenderà di essere capolista della formazione che guida per entrare in Parlamento in ogni caso, e questo a prescindere dalla legge elettorale con cui andremo a votare alle prossime politiche. Ma è sul pantheon del MoVimento 5 Stelle che l'ex premier giallorosso e gialloverde si è superato.

Ad un certo punto del dibattito che si è tenuto durante la kermesse di Fratelli d'Italia, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ha domandato a Conte quali fossero i riferimenti politico-culturali dell'emisfero grillino. Una domanda irrisolta, considerato come il MoVimento 5 Stelle non abbia mai specificato con chiarezza a quali ideali ed a quali figure si ispiri. Di solito, in politica, si usa. Conte, replicando in quel frangente, ha parlato dell'imminente organizzazione di una scuola di formazione interna, evitando di sciorinare il classico elenco dei riferimenti. Un altro dibbling, tranne nel caso di un nome che il capo grillino ha voluto fare: Alcide De Gasperi. Il nuovo corso pentastellato sarà insomma centrato sul pensiero di uno dei principali esponenti della Democrazia cristiana. Un'affermazione che ha suscitato più di qualche risata tra il pubblico presente.

Sulla Cina, infine, e sul fatto che il "dragone" debba rendere note alcune informazioni relative alla pandemia, Conte, come ripercorso dall'agenzia Nova, ha detto quanto segue: "La Cina dovrebbe condividere le

informazioni in suo possesso". Ma ha anche voluto specificare come si tratti di un "contesto diverso". Il che, per un'ennesima circostanza, ha suscitato qualche disapprovazione dal sempre composto pubblico di Atreju.

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