Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non sembra avere dubbi: lo spettro della recessione c'è. Dopo le rivelazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il premier, parlando al Consiglio generale di Assolombarda Milano, Monza e Brianza, ha detto: "Probabilmente già domattina verrà fuori una nuova rilevazione Istat. Mi aspetto un'ulteriore contrazione del Pil". Un'affermazione che ha un solo significato: la recessione tecnica. Perché l'Istat già per il terzo periodo dell'anno aveva certificato un -0,1%.
Conte ha poi continuato: "Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli, e non dobbiamo girare la testa dall'altra parte. Ma non dipendono da noi, sono dovuti a fattori esterni, la Cina, la Germania, che è - aggiunge il premier - il nostro primo Paese per quanto riguarda l'export". Questi dati "ci fanno pensare, ma dobbiamo guardare al futuro", ha detto il capo dell'esecutivo.
Preoccupazioni che però non sembra avere il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Da Washington, dove è impegnato in visita ufficiale, il ministro ha cercato di gettare acqua sul fuoco e ha detto ai giornalisti: "Non drammatizzerei". "Non credo che cambi molto per la situazione italiana", ha continuato Tria. E sulle aste del debito, ha aggiunto: "Credo che il nostro debito sia un buon affare. Ha rendimenti buoni e viene riconosciuto come un debito sicuro, una volta dissipati i dubbi sula nostra partecipazione in Europa".
Queste nuove che si addensano sul futuro economico del Paese agitano invece l'opposizione. Il deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, Renato Brunetta, ha scritto una nota in cui afferma: "Il premier, probabilmente senza accorgersene, ci ha quindi anticipato l'entrata in recessione del Paese. Oltre a fargli i complimenti per questo disastro economico annunciato, ci piacerebbe sapere cosa lo ha spinto, solo una settimana fa, a dichiarare, addirittura all'emittente Bloomberg, che l'Italia crescerà quest'anno del +1,5%, un dato assurdo e completamente fuori dalla realtà. Colpa della sua totale assenza di conoscenza della materia economica, suggerimento sbagliato del suo portavoce Rocco Casalino, o effetto collaterale dei -20 gradi registrati a Davos? Ah, saperlo...".
Ma il problema è che se dovessero essere confermate le previsioni, la sanità sarbebe a forte rischio di tagli.
L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha lanciato un pericoloso allarme nel suo documento: "Gli interventi di riduzione della spesa non dovrebbero verosimilmente interessare, se non in maniera limitata, le voci concernenti gli investimenti, che si vogliono potenziare; quelle riguardanti le prestazioni sociali, che si aumentano tramite la manovra attuale; i redditi da lavoro che verranno incrementati dai rinnovi contrattuali. Tenuto conto di tali esclusioni, la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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