Il veleno nella coda. Quello che Beppe Grillo considera un «ricatto» nei suoi confronti, Giuseppe Conte lo esplicita alla fine della sua lettera, pubblicata ieri pomeriggio dall'edizione online del Corriere della Sera.
Il leader del M5s si rivolge direttamente al fondatore e parla delle recenti «esternazioni» del garante, «del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificatamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l'esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione». Tradotto dal legalese: se Grillo continua a contestare i vertici del M5s, Conte gli farà saltare la tutela legale a carico del partito e gli straccerà il contratto da 300 mila euro all'anno di consulente per la comunicazione. Una stoccata al fondatore lì dove fa più male: nel portafogli.
9«Una lettera necessaria, nei toni e nei modi, per tutelare la comunità del M5s da una diffida che mira a sabotare il processo costituente e a imbavagliare il libero confronto nella nostra comunità», precisano in serata fonti contiane, che puntualizzano: «Non si tratta di una risposta a un post di Grillo, ma di una replica a una diffida legale inviata da Grillo a Conte via Pec». Gli stralci della diffida, inviata al leader del M5s il 5 settembre, vengono poi pubblicati dall'Adnkronos. «Non è possibile né aprire un confronto deliberativo» né «deliberare o mettere in discussione tra gli iscritti i principi fondativi del M5s», scrive il garante. «Nessuna consultazione tra gli iscritti potrà avere ad oggetto eventuali modifiche del nome del M5s, delle modifiche o dell'uso del simbolo e della regola dei due mandati», aggiunge Grillo. Che va oltre e si propone di stoppare ogni discussione su «quegli ulteriori temi che dovessero risultare anche all'esito della consultazione tra gli iscritti in netto contrasto con i principi fondativi del M5s, come ideato e fondato da me e Gianroberto Casaleggio». «In difetto di quanto sopra, sarò costretto ad esercitare tutti i miei poteri e prerogative per impedire che i nostri valori e principi vengano stravolti e snaturati», insiste Grillo nella diffida. Insomma, siamo già alle carte bollate. Da qui, sottolineano fonti M5s, la necessità della replica di Conte.
Un testo che, raccontano fonti vicine al Garante, ha fatto andare su tutte le furie il patriarca del M5s. Soprattutto per quanto riguarda il passaggio sulla possibile sospensione dei contratti. «La custodia dei valori fondamentali dell'azione politica del Movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie si risolvono in una moral suasion», puntualizza però Conte sui poteri del garante.
Chi lo ha sentito nelle ultime ore, parla di un Grillo «molto infuriato, arrabbiato e amareggiato». «Conte comunque non ha risposto ai sei punti di Beppe sullo svolgimento dell'assemblea», dice a Il Giornale un attivista in contatto con la war room del garante.
«Una singola persona, per quanto essa sia il meritevole 'fondatore', pretende di comprimere il confronto deliberativo all'interno dell'associazione», accusa ancora Conte nella sua replica alla diffida. «È precipitato tutto», sintetizza a sera una fonte parlamentare del M5s. Difficile dargli torto.
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