La bomba arriva alle 22 circa. La comunica lo stesso premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. «Abbiamo anche in Italia, per la prima volta, due casi accertati di Coronavirus. Si tratta di due turisti cinesi nel nostro Paese da pochi giorni; tracceremo il percorso delle due persone infettate». Quindi si affretta a dire che è tutto sotto controllo: «Assicuro che non c'è nessun motivo di creare panico sociale». Tuttavia il governo blinda il Paese: «Il ministro Speranza ha già adottato un'ordinanza che chiude il traffico da e per la Cina. Siamo il primo paese che adotta una misura cautelativa di questo genere». E ancora: «Domani mattina ho convocato un Consiglio dei ministri. Mi sembra doveroso coinvolgere tutti i ministri e adotteremo ulteriori misure».
La psicosi del virus cinese detta tempi estenuanti quasi fossimo rimasti al 2002, alla Sars. La cronaca parla di 170 morti e 1.700 contagi. Primi malati negli Usa, in India e Filippine. Per quanto ci riguarda, due turisti di Hong Kong sono ricoverati allo Spallanzani di Roma.
Per il ministero della Salute il coronavirus è un protocollo di classe A come il colera, e poco conta che la possibilità di contagio sia minore del morbillo: ci si muoverà con rigore. Come nel caso della Costa Smeralda, nuovo grand hotel galleggiante dall'alba di ieri bloccata al porto di Civitavecchia per via di due dei 7.000 passeggeri, marito e moglie provenienti da Macao che si sono imbarcata a Savona: lei mercoledì sera si era sentita male. Una forma influenzale sospetta. Tanto da bloccare la nuova ammiraglia di Costa Crociere anche se sono risultati negativi gli esami effettuati presso il centro di riferimento Spallanzani di Roma.
Il fermo anticontagio deciso dal sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco si è protratto per tutta la notte, nonostante gli esiti rassicuranti dei primi risultati e nonostante il parere contrario dell'Autorità Portuale che in serata avrebbe voluto far sbarcare i 1.100 passeggeri che avevano concluso la crociera.
E a bordo non è stato facile arginare la prigionia. Irremovibile il primo cittadino: «Da qui non scende nessuno, devo salvaguardare la sicurezza dei miei cittadini e degli italiani e comunque ho gli addetti allo sbarco che sono preoccupati». Preoccupati anche i crocieristi (752 cinesi, ma in gran parte spagnoli) che hanno vissuto la giornata con ansia, preoccupazione e nella totale incertezza sul da farsi. Molti si sono fatti sentire sui social. «Qui non si resiste più, siamo stanchi e isolati, internet funziona male, mangiano in comune con gli altri senza sapere se c'è gente infetta e non ci sono posate monouso. Perché nessuno è in grado di dirci quando finirà?», scrive un turista di Malaga. Peggio è andata a quelli che avevano finito la crociera e sono stati bloccati con la valigia pronta per ore sui divani dell'anfiteatro prima di cedere al buffet serale. «Assurdo scrive Massimo -. La persona ammalata è stata isolata nella sua cabina, voglio scendere e andare a casa e subito».
Se non è psicosi collettiva poco ci manca. E tutto ha un prezzo da pagare. Perché l'impatto economico della nuova epidemia nel nostro Paese potrebbe essere devastante. Da lunedì nei bazar e nei ristoranti cinesi di tutta Italia si stima un crollo del volume di affari del 70%. Nel quartiere romano dell'Esquilino - la più grossa Chinatown italiana si gira con la mascherina anche se non serve.
Ma le farmacie hanno esaurito le scorte.E poi c'è il numero verde 1500 attivato dal governo per denunciare casi sospetti di Coronavirus. In due giorni, ha spiegato il ministro della salute Speranza, oltre 700 telefonate, tutti falsi allarmi per fortuna.
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