Prima le conferenze stampa settimanali, poi gli annunci di incredibili «potenze di fuoco» peraltro mai viste dagli italiani, poi il Piano per la Rinascita (nome pericolosamente evocativo) condito da progetti fantasmagorici (Ponte sullo Stretto incluso), quindi l'ultima trovata, tre giorni di passerella a Villa Doria Pamphilj per gli stati generali dell'economia, un'altra messa in scena da dare in pasto all'opinione pubblica con l'aiuto dei giornalisti teleguidati da Rocco Casalino. Dopo due anni a Palazzo Chigi il premier ha capito che in politica la forma è tutto, quindi l'importante è costruire l'immagine di un governo che si dà da fare, anche solo con le parole. E cosa c'è di meglio di un grande «tavolo» con sindacalisti, imprenditori, categorie varie, con incontri e strette di mano in favore di fotografi, e immancabile conferenza stampa finale? Secondo Conte bastano solo tre giorni, un week end lungo, per stendere il piano di priorità per risollevare l'Italia da quella che l'Istat definisce «uno shock senza precedenti».
L'iniziativa del premier però non ha convinto neppure la sua maggioranza, il Pd ha subito chiesto che il confronto non durasse tre giorni ma due settimane, e anche il M5s, per voce del reggente Vito Crimi, manda lo stesso segnale a Conte, va bene «un incontro serrato, per avere il quadro delle richieste», ma poi servirà tempo, «non possiamo immaginare una cosa troppo di fretta». Insomma le idee tra i giallorossi sono diverse tanto per cambiare, per questo ieri sera a Palazzo Chigi c'è stato un incontro tra Conte e i capidelegazione dei partiti di governo. Anche Confindustria e i sindacati sono perplessi, il timore condiviso è che tutto si risolva con una grande parata di buoni propositi e poi nulla. Anche perché, ragionano in molti, un corposo dossier di ricette per rilanciare l'Italia del dopo Covid19 già c'è, ed è quello che ha stilato il team del supermanager Vittorio Colao su richiesta proprio del governo italiano. Un lavoro che Conte ha sempre fatto di tutto per oscurare, inizialmente anche spinto dal sospetto che l'ex ad di Vodafone puntasse a prenderne il posto, magari con l'appoggio dietro le quinte del Quirinale. Il premier ostenta sicurezza («Vedrete che con gli alleati non ci saranno problemi») ma è consapevole che la sua permanenza sulla poltrona di primo ministro, con davanti un autunno bollente sul fronte economico, è in bilico. Perciò, accanto al lavoro sotterraneo di reclutamento per un partito personale, è impegnato a disinnescare possibili figure alternative alla sua, come appunto potrebbe essere Colao.
Eppure nel suo piano ci sono tutti gli ambiti di azioni su cui ha annunciato di voler intervenire proprio il premier: infrastrutture, fisco, incentivi per le imprese, rilancio del turismo, lavoro, digitalizzazione. Quando ieri si è diffusa la notizia che il rapporto completo sarebbe stato consegnato a Palazzo Chigi, si è levato un coro di voci per chiedere di rendere noto il contenuto. Malgrado una nota facesse sapere che Conte avrebbe consegnato il dossier ai suoi ministri al prossimo Cdm, resta il sospetto che non abbia voluto sponsorizzarlo più di tanto, anzi. Infatti l'opposizione chiede a gran voce che il testo venga discusso in Parlamento: «Chiediamo che il Piano venga ufficialmente trasmesso alle Camere che non sono in quarantena - dice la capogruppo azzurra Mariastella Gelmini -. Vorremmo poter affrontare per trasparenza e nel merito le proposte che stiamo leggendo sui siti dei giornali e sulle agenzie». Tanto più, fa notare l'azzurra Deborah Bergamini, che molte idee del piano «sembrano copia-incollate dalle proposte di cui il presidente Berlusconi si è fatto ambasciatore». Non solo, l'anticipazione del piano Colao dà fastidio anche a diversi ministri, riferisce l'Adnkronos, ancora all'oscuro dei contenuti e è probabilmente altrettanto insofferenti dall'ingombro del manager..
Conte si deve anche guardare il fianco dall'attivismo del M5s, in particolare di Di Maio.
Non a caso il ministro degli Esteri ha organizzato alla Farnesina quello che i 5 stelle definiscono un «grandioso piano per l'export», frutto di un tavolo con «147 associazioni di categoria e oltre 250 partecipanti provenienti da tutti i settori produttivi». Insomma gli stati generali di Di Maio, che anticipa e sorpassa quelli di Conte. Un bel clima di fiducia reciproca nella maggioranza.
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