Conte alla Scala: vincono tutti

Conte alla Scala: vincono tutti

La Lirica si fa a teatro. Il jazz nei club. Il rock nelle arene. Il canto gregoriano in chiesa. Il pop al Festival di Sanremo. Ma a volte è bello rimescolare le carte e ascoltare cosa succede. La Scala di Milano ospiterà stasera il concerto di Paolo Conte, il più raffinato dei cantautori, autore di brani classici, a partire da Azzurro per finire con Max, passando per la famosa Vieni via con me. La cosa ha creato dibattito, addirittura scandalo: può il tempio della Lirica essere profanato dalle canzoni? Non si vede dove stia la profanazione, in realtà abbiamo visto, nel corso dei decenni, spettacoli lirici sicuramente più dissacranti della presenza di Paolo Conte, che all'estero, soprattutto in Francia, si è già esibito su palcoscenici prestigiosi. L'elegante Paolo Conte non stravolge l'immagine della Scala. Un altro conto, e non è una questione di qualità, sarebbe invitare gli Iron Maiden o Taylor Swift. Non avrebbe senso: ma chi può dirlo, forse i Sex Pistols al Piermarini sarebbero stati sensazionali... Comunque sorprendere il pubblico, con giudizio, non è un errore. David Ware è stato uno dei più grandi sassofonisti di tutti i tempi, forse l'ultimo jazzista dell'epoca d'oro. Negli anni Novanta si trovò a esibirsi al Teatro Ponchielli di Cremona, causa maltempo. Il Ponchielli non può vantare la tradizione della Scala ma è comunque un teatro importante, abituato ai grandi nomi della lirica e della classica. Ware invece era l'erede di Charlie Parker e Ornette Coleman. Un animale da Blue Note o da Knitting Factory. Il sassofonista si mise al centro del palcoscenico, circondato dal pubblico. La sala era completamente buia, sembrava volesse inghiottire i musicisti e gli ascoltatori. Il fascino della situazione inconsueta colpì tutti. Ware fece un concerto sensazionale, in seguito lo ricordò in numerose interviste. Il pubblico fu coinvolto quasi fisicamente, a causa della estrema vicinanza con il musicista. Risultato: un momento irripetibile e indimenticabile per tutti. D'altronde i grandi nomi del jazz hanno suonato regolarmente in alcuni teatri, in condizioni più normali di quelle appena ricordate. Storico è il concerto di Miles Davis alla Fenice di Venezia, nel 1971. E non era il Miles compassato di Birth Of the Cool, o anche di Kind of Blue, era il Miles in piena sbandata psichedelica, con una formazione molto (ma proprio molto) più rumorosa della maggioranza delle band rock. Recuperate il concerto integrale su Youtube, e rimpiangerete di non essere stati presenti.

Assurdo chiedersi se Paolo Conte «sfrutti» la Scala per farsi un nome e una credibilità che già possiede. Assurdo chiedersi se la Scala non «si svenda» con un evento commerciale: è una semplice apertura di credito per un musicista che la merita. Nessuno perde. Tutti vincono, anche il pubblico.

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