Conte scatena i 5s contro Supermario. E Salvini accusa Nato e Stati Uniti

Non si placano le polemiche per la visita del premier: "Prima doveva venire in Aula". Renzi ai grillini: "Provinciali". Due ore di resa dei conti Letta-Giuseppi

Conte scatena i 5s contro Supermario. E Salvini accusa Nato e Stati Uniti

Appena il maestro gira l'angolo, diretto alla Casa Bianca, gli scolaretti della sua maggioranza, rimasti soli in classe, iniziano a schiamazzare e a darsele di santa ragione.

C'è Giuseppe Conte (che in un impeto di autostima, rivelava ieri il Foglio, si è messo la foto di John Fitzgerald Kennedy nel profilo whatsapp) che scatena i suoi contro il premier e alza al massimo anche la tensione con l'alleato (?) Pd, scontrandosi con Enrico Letta in un burrascoso pranzo. Il capo grillino accusa il dem di avere una «linea iper-atlantista schiacciata sugli Usa e sul riarmo» e di averlo «lasciato solo» nelle dispute con Draghi liquidando le posizioni 5S come «propaganda elettorale» sulla guerra. Letta replica, per una volta, a brutto muso, accusandolo di cogliere ogni pretesto per «indebolire il governo», di far finta di ignorare che sull'Ucraina «il problema è che è Putin a non volere alcuna pace» e anche di aver alimentato «disinformazione» sulla linea del Pd. Spargendo «finti spin» su un presunto calo nei sondaggi a causa della linea «bellicista» di Letta e di aver addirittura insinuato che ora i dem «stiano venendo sulle nostre posizioni». Niente di meno vero: «Noi rimaniamo coerenti nel nostro sostegno al governo e all'Ucraina sotto attacco». L'incontro si chiude con un gelido comunicato che ammette «le tensioni» e auspica la «continuazione del dialogo».

I contiani intanto sparano sul premier: «È molto grave che Draghi non abbia risposto a noi, che siamo partito di maggioranza relativa, e non sia venuto in Parlamento, come gli avevamo chiesto, prima di andare a Washington», sostiene il suo vice Riccardo Ricciardi. E aggiunge: «Non so quale sia la sua posizione: siamo con Biden e Johnson che vogliono la guerra continua o con Mattarella che propone una conferenza di pace?». Insomma: a volere la guerra in Ucraina sono Usa e Gran Bretagna (non la Russia di Putin), e a chiedere il processo di pace non sono tutti i leader occidentali ma solo Mattarella (e, sottinteso, il Jfk di Volturara). Anche in Senato, dove viene fissata per il 19 maggio la già prevista informativa del premier, i grillini fanno baccano in aula e si astengono sulla richiesta delle opposizioni di trasformare l'appuntamento in un dibattito con voto: «Così continuano a dividere la maggioranza», denuncia il capogruppo di Iv Davide Faraone. Il punto d'attacco 5Stelle continua ad essere l'invio di armi all'Ucraina, che loro stessi hanno votato ma su cui ora Conte ha fatto dietrofront. In sintonia con Matteo Salvini, che manda anche lui messaggi analoghi e va all'attacco non contro Putin (mai nominato in due mesi e mezzo di guerra scatenata dalla Russia) ma contro Nato e Usa, che secondo lui impediscono al dittatore russo di sedersi al «tavolo della pace con Zelensky: devono essere loro due a decidere, senza intromissioni». Quindi, intima, «Draghi porti a Biden richieste di pace, non di armi».

A replicare per le rime al duo Conte-Salvini è Matteo Renzi: «Oggi il leader della Lega è contro le armi? Io però mi ricordo che voleva armare anche i benzinai», ironizza. Quanto a Conte, «è medaglia d'oro delle facce di bronzo, quando parla di armi. È il premier che ha aumentato le spese per le armi più di tutti, e oggi si scopre pacifista?».

Renzi liquida come «provinciale» la pretesa di un dibattito parlamentare prima del vertice con Biden: «Sono due capi di governo che si incontrano, non è che prima di ogni incontro col presidente Usa si deve andare in Parlamento. Conte ci è andato, prima di correre da Trump? No». Neppure il ministro degli Esteri Di Maio viene risparmiato: «È migliorato? Beh, certo peggiorare era impossibile...».

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