Conte sfida in pubblico Di Maio. E Dibba già lo mette alla porta

Giuseppi: confronto aperto. Grillo lavora per ricucire. L'ex attacca: "Luigi pensi a cosa fare al termine del mandato"

Conte sfida in pubblico Di Maio. E Dibba già lo mette alla porta

Giuseppe Conte e Alessandro Di Battista marciano divisi per colpire uniti e terrorizzano i parlamentari. Perciò si intensifica la pressione degli ambasciatori per arrivare a una pace tra il leader e Luigi Di Maio, che sembrano animati da una «cupio dissolvi» nei confronti del M5s. La locuzione latina è il titolo del post con cui Beppe Grillo mercoledì ha sferzato i due contendenti. E, insieme ai pontieri in Parlamento, nelle ultime ore si registra anche l'attivismo del Garante. Grillo è descritto «in piena modalità mediatore», determinato a evitare un big bang che, in fondo, non converrebbe a nessuno. Insieme al fondatore e ai capigruppo Mariolina Castellone e Davide Crippa, il fronte dei pacieri è rimpolpato da una vasta area grigia di deputati e senatori, né contiani né dimaiani, che insistono per scongiurare il rischio della dissoluzione. «Se Conte e Di Maio si dividessero sarebbe la fine del Movimento», sentenzia un parlamentare che si fa interprete di questa posizione mediana. Al momento, dunque, il problema consiste nel trovare una via d'uscita che sia onorevole per entrambi i rivali. Una quadra difficile da raggiungere, soprattutto perché Conte non accenna a passi indietro sull'ipotesi di un'assemblea aperta agli iscritti che potrebbe essere convocata nei prossimi giorni. Di Maio, invece, preferirebbe un'assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato, come da richiesta arrivata mercoledì da un gruppo di senatori.

«Non è una questione riservata e privata tra me e Di Maio, non siamo alle gogne ma noi siamo quelli della democrazia diretta», spiega Conte in diretta a L'Aria che Tira su La7. L'obiettivo è sempre «un confronto con gli iscritti», questo è il punto di partenza dei contiani. Anche se l'avvocato è evasivo su tempi e modalità del redde rationem. «Abbiamo dovuto aspettare oggi l'insediamento del presidente Mattarella, comunque Conte sta valutando personalmente come muoversi», dice un contiano di peso. Circolano sempre voci sulla tentazione di una sfiducia a Di Maio da componenti del Comitato di Garanzia. Ma si tratta di un'operazione non facile, perché lo Statuto del M5s stabilisce che l'eventuale mozione per sostituire uno dei Garanti deve essere proposta su «iniziativa congiunta» con il Garante e poi ratificata con un voto degli iscritti. Sarebbe più facile mettere in votazione un documento, una relazione di Conte in cui ribadisce la correttezza del suo operato nella trattativa sul Quirinale e delinea l'assetto futuro del M5s. Il presidente dei Cinque Stelle, comunque, non intende rinunciare a una legittimazione dalla base.

Di Battista in un editoriale su Tpi ricalca la posizione dell'ex premier e auspica «una resa dei conti fatta alla luce del sole, davanti agli iscritti e incentrata non su questioni personali ma politiche». L'ex deputato sottolinea: «Una forza politica che dice di credere nella democrazia diretta risolve le questioni pubblicamente, coinvolgendo gli iscritti». Il duello Conte-Di Maio riporta alla luce questioni in sospeso, come la regola del doppio mandato. Se il leader usasse la conferma della regola come un elemento di pressione interna, potrebbe impedire a Di Maio di ricandidarsi. E Dibba svelena: «Una resa dei conti rapida e trasparente converrebbe a Di Maio, il quale potrebbe avere più elementi su cosa (e dove) fare al termine del suo secondo mandato».

La sinergia tra Conte e Di Battista spaventa molti parlamentari che vedono come fumo negli occhi la prospettiva di un M5s all'opposizione, con una probabile crisi di governo e un ritorno al voto che decimerebbe gli eletti, riducendoli a una sessantina secondo le stime di deputati e senatori. Collegato è il nodo delle liste. Quelle delle politiche, ma anche quelle delle prossime amministrative. Con Conte che potrebbe avviare un repulisti della vecchia classe dirigente sui territori.

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