Conte: "Soddisfatto all'80%". Ma Salvini: "Vediamo i fatti"

Il ministro dell'Interno smorza gli entusiasmi iniziali Berlusconi: «Attenzione ad allearsi con i Paesi dell'Est»

Conte: "Soddisfatto all'80%". Ma Salvini: "Vediamo i fatti"

Meglio un accordo di piccolo cabotaggio che niente. Giuseppe Conte dopo il trionfalismo iniziale, sposa la linea della soddisfazione temperata per descrivere il suo umore post-Consiglio europeo. «È stato un lungo negoziato, ma da oggi l'Italia non è più sola». Il premier, in conferenza stampa, scorre gli articoli del testo per dimostrare come i partner Ue abbiano recepito e sottoscritto molte richieste del piano in dieci punti presentato da Roma. «Vi devo fare una confessione, se avessi potuto scrivere da solo le conclusioni, qualche passaggio lo avrei scritto diversamente», ma «visto che si è trattato di una lunga e complessa negoziazione tra 28 Stati, non posso che ritenermi soddisfatto».

Conte si dice soddisfatto «all'80%». Chi ha maggiori dubbi - pur non dando un giudizio negativo - è Matteo Salvini che si dice soddisfatto al 70%. «Non mi fido delle parole, vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato viva l'Europa viva l'Europa, ma poi paga l'Italia. Vediamo che principi, che soldi e che uomini ci sono», fermo restando che «rispetto agli ultimi anni di sonnolenza si è discusso di una proposta italiana, bisogni e problemi italiani». In ogni caso, «vediamo che impegni concreti ci sono su principi, soldi e uomini perché ad esempio nell'operazione Themis, che dovrebbe essere un'operazione europea, su 32 imbarcazioni 30 sono italiane». Danilo Toninelli, invece, in un'intervista all' Huffingtonpost si dice soddisfatto perché «l'Italia beneficerà della solidarietà Ue ed è tornata centrale».

L'opposizione ovviamente non fa sconti al governo. In mattinata Silvio Berlusconi, in una lettera al Corriere della Sera lamenta un errore strategico commesso dal governo gialloverde. «Non tutti coloro che sembrano difendere i nostri stessi principi sono in realtà nostri alleati. Sarebbe ingenuo per esempio pensare che possano esserlo» sul tema dei migranti «i Paesi del gruppo di Visegrad, o la Csu tedesca, che hanno per obiettivo non la difesa delle frontiere europee, ma quella delle loro frontiere nazionali. Questo significherebbe rimandare i migranti, nella maggior parte dei casi, proprio in Italia». Mariastella Gelmini, a sua volta, parla di «un accordo annacquato, che non porterà migliorie per l'Italia e che permetterà, ancora una volta, all'Europa di fuggire dalle proprie responsabilità». Laura Ravetto, invece, fa notare che «il muro di Dublino resta in piedi più solido che mai».

A bocciare l'accordo anche l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti. «Abbiamo incassato solo dei pagherò difficili da riscuotere. Sul trattato di Dublino c'è un rinvio. Serve l'unanimità dei 28 paesi europei e questo è un macigno sul suo cambiamento». Carlo Calenda, invece, rilancia un tweet ironico: «Un quasi successo è un concetto interessante da approfondire. È come quando da ragazzi si diceva l'ho quasi baciata». Un giudizio duro, infine, arriva da Giorgia Meloni: «L'Italia è stata sconfitta su tutta la linea, Conte si è fatto un po' raggirare anche per inesperienza, si è convinto di aver ottenuto una grande vittoria. Io quell'accordo non l'avrei chiuso». E riferendosi a Matteo Salvini, aggiunge: «Forse sarebbe stato meglio se ci fosse andato lui» al vertice. «In cambio di una vittoria di Pirro abbiamo dato l'ok alle sanzioni alla Russia che massacrano le nostre aziende».

E Carlo Fidanza, parlamentare di Fratelli d'Italia, rincara la dose: «Siamo andati a litigare sulla redistribuzione mentre si dovevano costruire alleanze su tre sole cose: blocco navale europeo al largo delle coste libiche; fondi agli Stati africani per creare hotspot sul loro territorio; fondo europeo per i rimpatri. Così non va».

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