Conti pubblici, l'aiutino del G20 a Italia e Francia

I Grandi: la crescita va sostenuta con tutti gli strumenti, flessibilità compresa

Conti pubblici, l'aiutino del G20 a Italia e Francia

Al G-20 di Shanghai la Politica prova a battere un colpo. I Venti Paesi più industrializzati al mondo si impegnano ad usare «tutti gli strumenti - monetario, fiscale e strutturale - individualmente e collettivamente» per sostenere la ancora debole ripresa globale. In più, sottoscrivono un documento che li vincola ad indirizzare la politica fiscale e la spesa pubblica al sostegno della crescita, dando la priorità agli investimenti.Al G-20, però, gli europei sono in minoranza (Francia, Italia, Gran Bretagna, Germania). Agli altri 16 Grandi della Terra poco importa che questi quattro Paesi sono vincolati da Trattati interni che impedisce loro di fare quel che c'è scritto nel documento conclusivo di Shanghai. I quattro europei (Italia e Francia in testa) condividono fino in fondo la filosofia del documento, con la speranza che - forti di quel testo - riusciranno a convincere anche la Germania ad allentare i vincoli europei di bilancio; ed a concedere maggiore flessibilità di bilancio. Sul tema, a margine dei lavori, Padoan ne discute con il commissario Ue Moscovici, indicato dal presidente Juncker quale negoziatore per la posizione italiana.

I documenti del G-20, però, non sono vincolanti. Indicano solo una «auspicabile» direzione di politica economica.E se in Cina la Politica prova a recuperare spazi di azione con l'utilizzo del bilancio a sostegno della crescita, è perché i Grandi della Terra hanno potuto verificare che la politica monetaria, da sola, non basta a favorire la crescita.Ed il documento conclusivo lo dice chiaramente. «Le politiche monetarie continueranno a sostenere l'attività economica e a garantire la stabilità dei prezzi... ma la politica monetaria da sola non può portare a una crescita equilibrata». Per tali ragioni - dice il testo conclusivo - «useremo la flessibilità della politica di bilancio».Il G-20 di Shanghai diventa anche l'occasione per alcuni «regolamenti di conti». Come quello tra Mario Draghi, presidente della Bce, e Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. Sulla scia delle conclusioni ufficiali (che la politica monetaria da sola non basta a sostenere la ripresa), Weidmann rileva che quella espansiva voluta da Draghi «non è la panacea» per l'economia mondiale, e non può ridurre i problemi strutturali. Resta il dato che senza le politiche monetarie della Bce la situazione economica europea sarebbe peggiore dell'attuale.A Shanghai, poi, la Cina ha accettato un compromesso sulle svalutazione monetarie. Vale a dire che, in linea di principio, i Paesi del G-20 devono «astenersi completamente» da svalutazioni competitive.

Un passaggio che suonerebbe come un atto di accusa contro Pechino. Con il particolare che, nel paragrafo che segue, c'è scritto che se proprio non possono fare a meno di svalutare devono almeno comunicarlo preventivamente.FRav

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