Conti in rosso, Sala piange: lo Stato mi dia 200 milioni

"Il governo ci deve dare almeno 200 milioni o non riusciamo a chiudere il Bilancio"

Conti in rosso, Sala piange: lo Stato mi dia 200 milioni

«Il governo ci deve dare almeno 200 milioni o non riusciamo a chiudere il Bilancio». Profondo rosso sui conti del Comune di Milano. A lanciare l'allarme è il sindaco Beppe Sala che sta battendo cassa a Roma da settimane. «Ne sto parlando con tutti - ha riferito ieri - ho incontrato due volte il ministro dell'Economia Daniele Franco e ho parlato con il premier Mario Draghi sabato pomeriggio, la questione la conoscono e non riguarda solo noi, ma per Milano è un filo più grave». La deadline per approvare il Bilancio preventivo è il 31 maggio e Sala ribadisce che «siamo appesi a una decisione del governo. L'anno scorso avevamo garanzia di 200 milioni di ristori già al momento del preventivo, poi ne sono arrivati oltre il doppio. Ad oggi zero e non è possibile che la situazione rimanga questa». Per far fronte alle minori entrate legate alla pandemia lo Stato versò a Milano nel 2020 un totale di 478 milioni e 461 l'anno scorso 461 (203 milioni dal Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali, 77 dal Fondo nazionale per le minori entrate e 181 dal Fondo per il trasporto pubblico). «I costi nella pubblica amministrazione sono quasi tutti fissi - puntualizza - e il resto è variabile sui generis, non si può e sarebbe grave tagliare servizi in questo momento, sto tenendo duro e non taglio una riga». I costi sono fissi «ma i ricavi no, e paghiamo soprattutto la mancanza dei dividendi a cui eravamo abituati, in particolare da Sea (la società che gestisce gli aeroporti) e Atm (i trasporti pubblici)». Nel 2019, prima del Covid, Sea versò al Comune 85,4 milioni, nei due anni successivi, con i voli a terra, neanche un euro. E la vendita dei biglietti Atm è passata da 437 milioni nel 2019 a 177 e poi è risalita solo a quota 350. Anche per il 2022 la ripresa di turismo e passeggeri rimane un'incognita, ma questa volta pure i ristori sono un enigma.

«Deve intervenire il governo», ribadisce Sala, che allo Stato chiede un intervento in più anche sull'adeguamento delle tariffe per i lavori pubblici, prima della

guerra aveva ipotizzato il 4% «ma non basta, i costi sono esplosi. Potremmo avere problemi su cantieri scolastici e stradali. Aziende a cui abbiamo affidato i lavori ci prospettano difficoltà a farli alle tariffe concordate».

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